Sicurezza per tutti – Studiare l’esperienza genovese

Nella esagerata e demagogica campagna politico mediatica sulla sicurezza, contraddetta dalle molte analisi che indicano l’Italia come il paese più sicuro in Europa e nel mondo, gli immigrati ed i Rom appaiano tutti e sempre colpevoli e mai vittime a cui pure occorrerebbe garantire tutela. Che la studentessa stuprata a Roma, alla vigilia delle elezioni, fosse africana e che sempre a Roma, sia stata stuprata una donna rumena, sono notizie che non hanno la stessa evidenza delle altre.


Genova è stata la prima città italiana ad essere investita dal problema sicurezza, le prime ronde in Italia sono nate proprio nel nostro centro storico nel luglio 1993, erano ronde armate di catene e bastoni. La nostra città ha saputo affrontare il problema ed uscirne bene, prima di Milano, Roma, Napoli ecc. Il modello genovese si basava sulla cooperazione tra istituzioni, associazioni ed abitanti, puntava su meno espulsione, repressione, rimpatrio assistito e più su regolarizzazione, prevenzione, integrazione, lotta alla povertà, recupero edilizio, qualificazione urbana, cultura, scuola. Dialogo con tutti e sicurezza per tutti compresi i cittadini immigrati. E’ stato un lavoro faticoso. Gli attori principali sono stati le associazioni laiche e religiose del Forum Antirazzista di Genova e le due amministrazioni comunali Sansa e Pericu, dal 1995 al 2001. Un lavoro che ha richiesto molta pazienza ed energie, ma che ha dato ottimi risultati visto che malgrado non vada più av anti dal 2001, continuiamo a viverne la rendita in una delle città più sicure e vivibili d’Italia. Fino a quando però si può vivere di rendita?
Potrebbe Marta Vincenzi, “studiare” l’esperienza genovese, per riproporla, aggiornandola, nella stessa città in cui era nata? Aiuterebbe così il centro sinistra e tutto il paese a trovare finalmente una sua politica sulla sicurezza, alternativa a quella della destra, capace di dare risposta anche a situazioni come quelle che si sono verificate a Borgoratti, dove bambini stranieri sono stati minacciati, come ha riportato Roberto Scarcella nei suoi articoli “Baby-nazisti terrorizzano il quartiere” e “Basta a bulli e svastiche” pubblicati sul Secolo XIX del 9 maggio.
(Saleh Zaghloul)