Buroidiozie – Prosegue il calvario dei sans papier

Prosegue la storia di Irina (vedi OLI 129) che è tornata in Ucraina e poi rientrata in Italia col visto per la famosa farsa dell’assunzione all’estero. Dopo 10 mesi siamo alla fase “faccio venire qui mio figlio”.
La normativa in vigore parla chiaramente di avere “la disponibilità di un reddito minimo annuo derivante da fonti lecite non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale (5.061,60 euro) se si chiede il ricongiungimento di un solo familiare”. Mi lascia un pò perplesso il “lecite” messo vicino a “fonti”, mi piacerebbe conoscere quali sono le fonti illecite ai fini del reddito.
Su http://www.aduc.it/dyn/immigrazione/noti.php?id=202883 si scopre che per il Senato della Repubblica quelle illecite sono “traffico di stupefacenti e prostituzione, o altro”! Meno male, Irina non fuma nemmeno… Anzi gioca al gratta e vinci contribuendo al Pil e vince! Rientrerà nel reddito lecito? Comunque non mi risulta che la prostituzione sia illecita in Italia, semmai lo è lo sfruttamento.


E’ arrivata in Italia il 21 luglio 2007, ha trascorso il mese di agosto a casa mia per ferie (ma non le sue, quelle dei vari uffici e del datore di lavoro…) e ha iniziato a lavorare a settembre. Quindi il suo reddito lecito è stato accumulato in 4 mesi facendo diversi lavori, in tutto 3.500 euro circa più il “nero” di chi non ha voluto assumerla. Rapportato ad un anno, sarebbero più dei 5.000 richiesti per portare qui suo figlio. Sembrerebbe logico, no? 3.500/4×12=10.500, il doppio. Quindi quando ha chiesto il ricongiungimento, è rimasta stupita che le abbiano detto che non raggiunge il reddito minimo, nonostante un buon stipendio e l’assunzione a tempo indeterminato.
La procedura non tiene conto del periodo di accumulo del reddito, solo della cifra. Così chi avesse potuto lavorare da Gennaio per arrivare a Dicembre con, che so, 5.062 euro di reddito, potrebbe portare qui suo figlio con meno di 500 euro al mese di stipendio, ma lei che ne guadagna di più, no. E’ evidente il fatto che nella redazione della norma non è stato tenuto conto che mentre un italiano ai fini fiscali esiste da gennaio a dicembre, un immigrato potrebbe, come Irina, iniziare i suoi conteggi a metà anno.
Tra l’altro l’anno di reddito non viene nemmeno conteggiato rispetto all’inizio della sua attività in Italia, ma sull’anno fiscale, quindi in pratica le rubiamo d’ufficio 5 mesi di lavoro in più ai fini del ricongiungimento. In più, un arrivo ad inizio 2009 comporterà per suo figlio un cambio di lingua e di abitudini proprio in mezzo all’anno scolastico, senza nemmeno uno o due mesi di tempo per annusare la nuova aria.
E’ una persona mite, mi ha detto: “bisogna avere pazienza”. Mi sono scusato con lei per come la stanno trattando le nostre istituzioni. Spera adesso di non avere altre sorprese per le ferie in Ucraina, tra visti, permessi in rinnovo e amenità burocratiche varie.
(Stefano De Pietro)