Città – L’urbanistica ai tempi dell’Urban Lab

“Sono giornate difficili”. Paolo Pissarello guarda serio le persone davanti a lui e con una frase giustifica l’assenza della sindaco Marta Vincenzi a programma nell’incontro del circolo Zenzero. I presenti annuiscono amareggiati e comprensivi.
Mercoledì 21 maggio si discute di Urban Lab ed in sala soprattutto architetti e funzionari delle Belle Arti che si scontrano quotidianamente con un’idea di urbanistica dai contorni oscuri, grondante di interessi, che genera rancore per scelte fatte. Molti di loro portano perplessità ed un certo scetticismo per questo Urban Lab contenitore di eventi e temi urbanistici i cui confini sfumano fino a mescolarsi.


Ma accanto al vicesindaco c’è Anna Corsi, responsabile di questo ufficio fortemente voluto da Marta Vincenzi al quale collabora Renzo Piano. Si volerà alto anche in questo appuntamento virando su Erzelli, Waterfront, aree di Cornigliano, Carmagnani, Multedo con il bisogno che l’amministrazione esprima “un’idea politica di città”.
Urban Lab – originariamente Ufficio Piano della città – come tale ha appena nove mesi ed una sede al Museo Galata. Nato con 4 persone a sostenerlo, oggi conta sul contributo di venti. Tra loro stagisti universitari provenienti da Praga, Mosca, Dublino, “persone competenti e preparate” spiega Anna Corsi, che si alterneranno ad altre in arrivo dal Giappone. Finalità del laboratorio lavorare alla luce della modifica del piano regolatore che il Comune farà nel 2010. Quindi “prima di intraprendere questo cammino” precisa la responsabile “e seguendo le leggi che pretendono elaborati, farsi un’idea su quello che vogliamo ci sia nella città”.
In agenda di Urban Lab riunioni a scadenza mensile con Renzo Piano, Marta Vincenzi ed eventuali esperti in infrastrutture con i quali affrontare, tematica per tematica, strategie e progetti. Dunque obbiettivi, criteri, analisi di cartografie sono materiale quotidiano di lavoro.
Ci sono anche le linee – una verde ed una blu – confini ideali che indicano la prima lo spazio oltre il quale la città non deve più espandersi, la seconda il rapporto con il mare, “recuperando ambiti territoriali” che privilegino questo incontro. Tra le finalità anche “ricostruire il costruito” nel tentativo di migliorare lo spazio urbano con viali, piazze, aree verdi. Poi, ancora, le reti dei grandi progetti per i quali individuare nodi di sviluppo che privilegino la qualità della vita. E allora linee di indirizzo da sottoporre ad imprenditori ed operatori che capiscano le strategie dell’amministrazione. Si piange su Fiumara dove al posto di scienza, conoscenza e impianti, adesso regna il nulla. E si sollecita un rapporto con l’università, per avere un’area in cui far circolare i cervelli, perché spiega Paolo Pissarello le grandi industrie vogliono “tre cose: spazi, servizi di tecnologia avanzata, ricerca.”
Appare il progetto della torre sulle aree di Boero: “ma forse l’intera valle non ha bisogno di un fungo da 50 metri. Forse, prima, è meglio capire come l’intera valle evolve…”. Ed emerge tra i presenti la necessità di collegare il piano regolatore urbanistico al piano sociale per aree come il centro storico.
Sta accadendo qualcosa in quel laboratorio. Ma chi interviene sottolinea la distanza tra il “noi” e il “voi”. E vorrebbe vedere. Srotolare le carte. Toccare con mano. Infine partecipare per intervenire. O prevenire, mettendo a disposizione uno scetticismo professionale che può volgere in partecipazione.
L’idea politica di città e quello che se ne vuole fare di chi è? E quanta fatica costa?
(Giulia Parodi)