Prè – La “Coscienza di Zena” nella piazza dei truogoli

A Prè sabato 24 maggio c’è stata una novità.
L’associazione “La coscienza di Zena” aveva organizzato un evento “multiculturale” nella piazza dei Truogoli di santa Brigida: dibattito, musica di vario tipo, sfilata di moda etnica, ballo finale. Beh, quale è la novità? Cose già viste in varie salse da molti anni in qua… salvo due cose importanti rese possibili da come è stato organizzato l’evento: gli interventi degli immigrati (soprattutto donne) e il pubblico.


Chi prende in mano il microfono ora è italiano, parla l’italiano perfettamente, non ha più la timidezza e l’incertezza dei primi anni quando lo stato d’animo era di chi era appena entrato in casa d’altri. La nazione d’origine può essere l’Eritrea, il Marocco, la Nigeria o il Perù, ma lo sguardo e il giudizio è di chi qui ci vive da cittadino, e misura le discriminazioni che subiscono quelli che ora percorrono la strada che lui stesso ha fatto, o che hanno fatto il padre e la madre. Gli immigrati al microfono dicono le cose come stanno, avvertono: qui si stanno prendendo decisioni che porteranno sofferenza, molta sofferenza a molta gente. Si lasciano alle spalle il quadretto sterilizzato che prima di loro avevano tracciato la consigliera di parità e la dirigente della provincia che non avevano fatto alcun riferimento a quel che sta avvenendo in Italia in questi giorni. Hanno uno sguardo disincantato, hanno cultura, conoscono la realtà della nostra città, conoscono la polit ica.
Tra gli italiani di origine italiana l’unico che coglie nel segno è Marco Buemi, che parla di evoluzione etno-urbana e della necessità che la progettazione urbanistica della città guardi alle trasformazioni sociali che si svolgono al suo interno, preveda soluzioni che rendano possibile la comunicazione; avverte che gli spazi pubblici (piazze, strade, autobus) sono sempre più abbandonati dagli italiani, e che a loro volta gli stranieri li popolano secondo suddivisioni etniche…
La seconda vera novità della serata è stata proprio questa: la platea dell’evento era davvero mista. Se ne sono viste tante di iniziative per animare il centro storico e ogni volta il pubblico era quello strettamente di riferimento: etnico se si trattava di valorizzare le culture immigrate, italiano se si trattava di cantautori o di tradizioni genovesi. L’altra sera la sensazione è stata invece che ci fosse lì proprio un pezzo di quartiere, con quelli che ci abitano. Mista la gente che ha ascoltato il dibattito, mista quella che ha ascoltato la musica che andava da De Andrè alla Grecia, dal rock alla meravigliosa banda dei bambini della scuola Daneo, misto il pubblico della sfilata di abiti. Assenti, salvo chi doveva parlare, i rappresentanti delle istituzioni.
Il 21 maggio allo Zenzero, il confronto con Paolo Pissarello ed Anna Corsi su “Urban Lab” aveva solo sfiorato, a seguito di una domanda, il rapporto tra progettazione urbanistica della città e realtà sociale. Un buon tema per l’Urban Lab.
(Paola Pierantoni)