Politica e religione – I fragili margini della laicità
L’assessore Margini ha recentemente invitato l’Arcivescovo di Genova, dopo la sua esternazione sul porto, a farsi carico di convincere il mondo imprenditoriale genovese a investire, farsi carico, in poche parole a scendere sul piano concreto per il porto e la città. Mi domando se l’assessore sia convinto o no che una sana concezione laica della politica e dell’amministrazione vorrebbe una netta distinzione dei ruoli, civile e religioso. E’ un diritto dell’Arcivescovo esternare nella sua qualità di pastore e in questa ottica le sue parole non possono che essere bene accolte, ma chiedergli di svolgere la parte che spetta al laicato mi fa pensare a una “fusione e confusione” poco auspicabile. Mi fa anche venire in mente il tempo in cui al tempo di D’Alessandro presidente dell’ Autorità portuale, nell’annosa (e ancora in piedi) controversia con la Culmv coinvolse all’Arcivescovo Siri con la parte del mediatore. Siri che amava ficcare il naso nelle facce nde imprenditoriali e si vantava talvolta di aver risolto questa e quest’altra controversia, che aveva inventato gli imprenditori, i maestri, gli artisti, “cattolici”, connubio quanto mai ambiguo, si fece carico della mediazione e si presentò a palazzo Tursi in pompa magna, ma i risultati del confronto con Batini furono scarsini. E fa persino rima…
(Giovanni Meriana)