25 Aprile – Ai laici rimangono soltanto fischi?

Pomeriggio 25 aprile 2008: il cardinale Bagnasco attraversa, scortato, il lembo della piazza (transennata) che lo porta al Ducale per la cerimonia solenne dedicata alla Liberazione. Parte un fischio, poi un “buu” poi un altro. Si sa come vanno certe cose che basta cominciarle che subito prendono piede. Lui, il cardinale presidente della CEI (Conferenza episcopale) non fa una grinza: saluta con la mano e sorride. L’episodio riferito dai quotidiani locali è stato ripreso da Repubblica del 27 aprile che ha riportato la testimonianza di una fischiante e di un “esperto”, nel caso un professore di sociologia. Questi ha detto che i modi e i tempi delle contestazioni sono raramente quelli giusti ma ciò è dovuto al fatto che la gente protesta nelle occasioni che ha. E che i modi di tutti saranno più urbani quando le autorità, Chiesa compresa, apriranno finalmente l’ufficio reclami.


Pochi giorni prima lo stesso Bagnasco era andato in visita prima alla scuola elementare e poi alla media di Pieve Alta. Su Repubblica del 23 aprile 2008 la cronaca dell’avvenimento. Il cardinale che racconta in modo semplice e sorridente la sua vita di bambino, la famiglia povera, la vita nel Centro storico, le inquietudini della mamma, la vocazione “Ho visto una piccola luce da bambino e sono diventato sacerdote”. Alla fine se n’è andato senza benedire ma solo facendo ciao ciao con la mano.
La visita del cardinale ha prodotto anche qualche guasto: ci sono famiglie che non hanno gradito che il consiglio di Istituto fosse messo di fronte a una decisione presa altrove e non hanno fatto partecipare i figli. L’impressione, ha detto un genitore, è che in Italia i rapporti tra stato e chiesa siano ormai ridotti ad una sorta di “fai da te” nell’ignoranza completa della Costituzione. Lo ha fatto notare in un comunicato (23 aprile 2008) anche Giancarlo Giovine, presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche della Liguria e del Piemonte meridionale.
Il cardinal Bagnasco – ha scritto – svolge “in qualità di presidente della CEI un ruolo di apripista degli altri vescovi italiani nell’attacco alla laicità dello stato, con ritorno a prassi e a comportamenti tipici dell’episcopato italiano prima del Concilio Vaticano II. Se non stupisce la compiacenza strumentale che nei confronti di questa nuova linea hanno i politici in cerca di legittimazione, la stessa cosa non può dirsi della sudditanza manifestata nel corso di queste visite da molti dirigenti scolastici, che hanno aperto gli spazi pubblici e educativi della scuola a visite di carattere essenzialmente religioso (pastorali appunto) in contrasto con la loro funzione di garanti della laicità dell’istituzione che dirigono…”.
Ai laici è rimasta solo la possibilità di fischiare?
(Manlio Calegari)