Elezioni 2008 – Se “bisogno di protezione” diventa la parola magica

Abbiamo perso le elezioni, ha detto a Repubblica (18 aprile ’08) il segretario del Pd Veltroni, per due ragioni di fondo La prima riguarda la società italiana “fortemente attraversata da un sentimento di insicurezza per esempio rispetto all’immigrazione e di paura per un possibile peggioramento delle condizioni di vita. Il voto che ha premiato la Lega riflette questo bisogno di protezione”.


Sulla stessa linea – sempre Repubblica 18 aprile in pagina nazionale – l’intervista di Marta Vincenzi, sindaco di Genova, che a proposito degli operai iscritti alla Fiom che hanno votato Lega ha detto che non è più possibile difendere il lavoro senza parlare di sicurezza. E ha aggiunto che oggi il Pd è chiamato a fronteggiare un cambiamento culturale che fa piazza pulita dello spirito pubblico e che per questo bisogna rispondere a quello che la gente chiede e cioè sicurezza, servizi sociali, politiche del lavoro e simili.
Gli stessi argomenti hanno spinto dieci sindaci (Parma, Verona, Padova, La Spezia, Alessandria, Cremona, Pavia, Belluno, Novara, Asti; 2Pdl, 2 Lega, 2 “civici”, 4 Pd) a riunirsi a Parma (ancora Repubblica 18 aprile) per accordarsi sulle misure da prendere per la sicurezza dei cittadini in merito ai “reati contro la persona e il patrimonio, immigrazione clandestina, droga, prostituzione, degrado urbano”. I sindaci chiedono più filtro contro i clandestini, più poteri sull’ordine pubblico e poteri di polizia sui reati minori. Un sindaco Pd che partecipa alla riunione ha dichiarato “Deciderà la commissione giustizia quali norme correggere. Quel che conta è rassicurare i cittadini che i processi si fanno e che i colpevoli pagano”.
Ma come si fa a parlare di “certezza della pena” senza prendere atto che, ad oggi, nei palazzi di giustizia giacciono 4,5 milioni di processi civili e 5 milioni di penali, cioè quasi 10 milioni di processi per lo smaltimento di ognuno dei quali sono previsti almeno 10 anni?
L’aspetto drammatico della politica italiana, ha scritto Le Monde (19 aprile 2008), è che si fa a gara a promettere ai cittadini cose impossibili e non gli si spiega perché e come, col tempo, sono diventate impossibili. La giustizia, ad esempio.
(Manlio Calegari)