Costi della politica e mercato delle vacche
Nell’editoriale del Secolo XIX di domenica 20 aprile, “Il suk della politica”, si osserva come, ad oggi, le riflessioni sul voto non hanno neppure sfiorato il problema dei costi della politica. Che pure sono stati a lungo al centro della discussione e dell’azione del governo Prodi che in proposito ha elaborato e rielaborato più volte una proposta di legge (Lanzillotta) che non ha avuto mai il via libera dalla stessa maggioranza. Per dire che il costi della politica è uno dei terreni su cui l’Unione ha fallito e non dei meno importanti.
Una buona ragione – si legge nell’editoriale – perchè il nuovo governo si metta a fare sul serio tagliando così l’erba sotto i piedi agli epigoni dell’antipolitica. Come Beppe Grillo “un artista formidabile che da anni fustiga le cattive abitudini del sistema… Se a migliaia lo applaudono, non solo perchè sa far ridere, è giusto interrogarsi sulle ragioni di quegli applausi. E fra esse è facile incontrare l’indignazione legata agli smisurati costi voluttuari della politica”.
Mostrare una concreta volontà di rinnovamento: tagliare i costi della Casta e disboscare le sovrastrutture istituzionali “madri sempre incinte di padrini, giannizzeri e famigli che dalla politica lucrano munifici stipendi” avrebbe anche l’effetto non secondario di contenere se non abolire il mercato – il suk – della politica. Il cambio di partito o di corrente, la crisi di vocazione politica sono stati ancora la volta (l’editoriale ricorda un bel po’ di casi liguri!) la costante che preceduto e accompagnato la formazione delle liste. “Un inverecondo mercato delle vacche” di cui i cittadini hanno chiesto a gran voce la chiusura.
La parola ora torna alla politica e al futuro governo.
(Manlio Calegari)