Cultura politica – 1968, siamo entrati in tanti e ne siamo usciti soli

I quaranta anni dal 1968 ci tocca guardarli da questo 2008 dominato da un risultato elettorale che ha spazzato via la rappresentanza parlamentare della sinistra e che ha portato al governo la compagine più omogeneamente di destra dal dopoguerra ad oggi, Tambroni a parte. Occorre pensare davvero bene a come ciò sia potuto accadere, e a cosa si possa fare che non sia, semplicemente, una fuga.
Una occasione di pensiero l’hanno avuta le non moltissime persone (una cinquantina, quasi tutte d’epoca, tra loro cinque o sei giovani) che venerdì 18 aprile sono andate alla prima delle quattro tappe di “Autoritratto di gruppo, la memoria politica e la letteratura”. Si tratta di una rassegna organizzata dalla Fondazione per la Cultura con lo scopo di presentare alcuni libri “che mettono al centro il periodo che prende avvio alla metà degli anni ’60 e arriva al rapimento Moro, nel ‘78”.


Il libro presentato lo scorso venerdì è quello che ha dato il nome alla rassegna: “Autoritratto di gruppo”, appunto, di Luisa Passerini. Pubblicato nel 1988 è stato ora riedito da Giunti, e dovrebbe giungere nelle librerie questa settimana.
La discussione ha girato intorno alla difficoltà di costruire una memoria, alla difficoltà di trasmetterla, al senso, allo scopo, alla utilità di costruirla e di trasmetterla.
Una donna del pubblico offre una sintesi in cui i presenti, con un applauso, mostrano di riconoscersi: “in quel periodo siamo entrati in tanti, e ne siamo usciti soli. Dopo è seguita la nostra incapacità di stare insieme e la sostanziale solitudine in cui ci siamo immersi”
Luisa Passerini propone dei sentieri possibili. Misurare la distanza che separa il nostro oggi dal 1968, dice, può aiutarci a capire cosa ci sta succedendo: c’è stata una sconfitta, ma non è definitiva, quello che fu messo in moto allora agisce ancora sotto traccia, ha effetti a lungo termine, modifica la realtà anche senza che ne abbiamo la consapevolezza. Ascoltare i ricordi degli altri è importante, anche se ci si può chiedere a cosa mai possa servire, in un momento come questo in cui la critica alla politica pare non raggiungere mai la politica, che procede nel suo mondo separato. Ma questo è il nostro momento di oggi, se stiamo vivendo questa fase è inutile rimpiangerne altre, e qui dobbiamo trovare le “piccole cose” che vale la pena di fare: forse potremmo abbandonare il “disdegno” per la politica tradizionale. O forse potremmo dedicarci alla dimensione locale della politica. Di certo possiamo (dobbiamo) fare un lavoro culturale che porti conseguenze politiche a lungo termine. Ciò che era stato messo in relazione: pubblico, privato, arte, politica … è di nuovo separato. Ma si può unire di nuovo.
I prossimi appuntamenti saranno:
– Il lupo mercante di Clara Sereni – Martedì 6 maggio 17.30, Palazzo Ducale – Sala Camino
– D’amore e d’odio di Maria Rosa Cutrufelli – Martedì 13 maggio 17.30, Palazzo Ducale – Sala Camino
– La via del Che di Dario Fertilio – Martedì 20 maggio 17.30, Palazzo tursi, Salone di Rappresentanza
(Paola Pierantoni.)