Immigrazione/1 – Sicurezza tra sanatorie e regolarizzazioni

Interrogato dal Corriere della Sera (21 aprile 2008) se esistesse un’emergenza criminalità l’esponente della lega Roberto Maroni (probabile futuro ministro dell’interno) risponde così: “Sì. Collegata all’immigrazione, spesso clandestina. Prodi ha perso le elezioni su questo e sulle tasse. Noi le abbiamo vinte sulla sicurezza e sul federalismo fiscale”.
La violenza sulla studentessa africana a Roma diventa tema centrale della campagna elettorale nella capitale. Alemanno dice che è tutta colpa del governo Prodi e della precedente giunta Veltroni. Rutelli risponde «Il governo Berlusconi del quale Alemanno era membro ha approvato una sanatoria per l’ingresso di 141.620 romeni”.


Il riferimento è alla regolarizzazione di circa 700 mila lavoratori immigrati (tra i quali i romeni di cui parla Rutelli) fatta nel 2002 dal governo Berlusconi. Le regolarizzazioni fatte dai vari governi italiani (compresi quelli di Prodi e Berlusconi) dal 1986 al 2002 sono state cinque. Il governo che le vara (qualunque esso sia) le chiama regolarizzazioni e l’opposizione del momento le chiama sanatorie. Si tratta di rilasciare un permesso di soggiorno alle persone che sono già in Italia e che hanno un lavoro; un lavoro inevitabilmente in nero visto che non è possibile assumere regolarmente un lavoratore immigrato senza permesso di soggiorno.
Le sanatorie o le regolarizzazioni hanno fatto emergere il lavoro nero, aumentando le entrate di contributi previdenziali all’Inps e di tasse e imposte (di centinaia di migliaia di immigrati regolarizzati) nelle casse dello stato. I lavoratori senza permesso di soggiorno “clandestini”, sono persone che vivono nel terrore di essere espulsi, non possono aver alcun rapporto positivo con le istituzioni, non hanno la possibilità di cercare un lavoro regolare o un regolare contratto di casa, sono persone deboli e più esposte al ricatto della criminalità. Le regolarizzazioni sono state, dunque, momenti fondamentali per la sicurezza e la legalità nel nostro paese, e hanno permesso a centinaia di migliaia di persone di liberarsi dai ricatti e dallo sfruttamento della clandestinità e di avviarsi all’integrazione.
A che dunque la demonizzazione delle regolarizzazione? A che la citazione della regolarizzazione dei romeni che nella capitale votano in quanto cittadini dell’Unione Europea? A che questo autolesionismo? Inseguendo le politiche della destra si finisce per farne una brutta copia e per arrivare sempre in ritardo. Infatti, i sindaci leghisti invitano a non confondere, dicono che il problema, per la sicurezza, non sono i romeni ma i Rom. Moni Ovadia, nel suo intervento, due mesi fa, in occasione del conferimento della laurea honoris causa a Pavia ha detto che “Un tempo l’ebreo era come lo zingaro, oggi lo zingaro è l’ebreo”.
(Saleh Zaghloul)