Questa Newsletter

L’Osservatorio Ligure sull’Informazione – che produce settimanalmente questa newsletter – è nato il 9 aprile 2003. Il proposito era “contrastare l’omologazione del sistema informativo, la riduzione progressiva delle voci di dissenso, il conformismo degli operatori di giornali, radio e tv”. Cinque anni di esperienza ci hanno fatto capire che si trattava di fenomeni che, esplosi durante il secondo governo Berlusconi, avevano però radici profonde. La politica, tutti i partiti, preferivano e continuano a preferire l’informazione addomesticata e spazi riservati. Una scelta che non a caso va di pari passo con una gestione della cosa pubblica poco trasparente. Solo nei tempi recenti la politica ha finalmente imboccato – spesso suo malgrado – la strada opposta e anche l’informazione se ne è avvantaggiata.


Ma i risultati delle elezioni dicono che si tratta di una strada in salita. Le recentissime dichiarazioni del futuro capo del governo che il problema del conflitto di interessi riguardi al massimo il 2% degli italiani è preoccupante. E la sua ulteriore battuta, “non leggerò i giornali perché intanto mi sono contro..”, oltre ad essere singolare per essere pronunciata dal più grande proprietario di televisioni e di quotidiani di questo paese, rivela il conto in cui viene tenuta l’opinione pubblica.
Insomma: ci sono buoni motivi per continuare a darci da fare. All’informazione, quella con la “i” maiuscola toccherà l’impegno maggiore; noi cercheremo di fare la nostra piccola parte. Vorremmo più collaborazioni, allargare il campo del nostro Osservatorio, rinnovare la formula.
Ad esempio: il terzo valico si potrà fare o meno ma è necessario che i cittadini italiani siano messi nella condizione di sapere chi, come, con quali scambi e per quali attese si faccia; in altre parole: cosa davvero succede nel loro paese.
Nella fase di confronto che si sta aprendo tra i partiti che hanno perso le elezioni il posto di rilievo dovrebbe averlo la libertà di stampa.
Non è un caso se il governo di centro sinistra guidato da Prodi non è riuscito a varare una legge sulla riforma radiotelevisiva pur avendone elaborata una (Gentiloni) a parole sostenuta da tutta l’Unione. Egualmente è sotto gli occhi di tutti il rapporto che gli stessi partiti – chi più chi meno – hanno con i quotidiani: autoreferenziale quando non decisamente cinico. Un comportamento avvalorato da redazioni compiacenti se non servili.
Le decine di migliaia di collegamenti che ogni giorno privati cittadini stabiliscono col sito di Beppe Grillo dovrebbero essere sufficienti a capire quale sia la loro opinione sulla sincerità e la libertà degli attuali quotidiani e dell’informazione in genere.