Alitalia – Non cordate, ma collette
C’è una sottile e divertente analogia tra la vicenda dell’Alitalia e quella dell’ormai famosa precaria di Berlusconi. L’Alitalia aveva un corteggiatore (l’Air France-KLM), la precaria (ipotizziamo) un fidanzato. Berlusconi è intervenuto con tutte e due, all’Alitalia promettendo una cordata italiana più onorevole e patriottica, alla precaria facendole balenare l’idea di un matrimonio con un Principe azzurro (e miliardario). Risultato: Alitalia e precaria sono rimaste per ora zitelle.
Ma c’è dell’altro. La cordata promessa da Berlusconi (prima con i figli, poi senza figli) non parla di grossi gruppi industriali o di grandi banche che si assumano – su un preciso piano industriale – il compito di sostituirsi all’Air France e salvare la compagnia di bandiere: in realtà, è un appello al maggior numero possibile di generosi e patriottici “ricchi” affinché tirino fuori almeno una “fiche” (parole sue) per costituire un gruzzoletto e strappare l’Alitalia all’aborrito invasore. Di piano industriale non si fa cenno: i “ricchi” di cui sopra dovrebbero insomma tirar fuori qualcosa a fondo perduto, che permetta all’Alitalia di tirare avanti per qualche mese. Dopo di che – sempre in assenza di progetto che riorganizzi e ristrutturi il tutto – occorreranno altre “fiches”, sempre più generose e sempre più patriottiche. Perfino Bossi si è mostrato scettico in merito all’ipotesi che tanti industriali e industrialotti si imbarchino in un’impresa che può solo produrre perdite: non essendo questo – per quanto se ne sappia – il loro scopo.
Certo: Berlusconi avrà i suoi strumenti di persuasione. Se vuoi vendere i tuoi prodotti nei suoi supermercati, sgancia qui uno o due milioni di euro. Però… non parliamo di cordata! Questa – al massimo – è una colletta.
(Luigi Lunari)