G8/2 – Quei mandanti politici non tanto misteriosi
Che l’Avvocatura dello Stato sia stata autorizzata a presentare pubbliche scuse al processo G8 in corso a Genova, per le torture (anche se il codice le chiama diversamente) avvenute nella caserma-prigione di Bolzaneto, è un segnale che qualcosa si muove. Così almeno viene letto da chi vuol credere ostinatamente nelle istituzioni, dopo la lunga sequenza di fatti che fanno perdere ogni fiducia: basti pensare non solo all’impunità assicurata (è ormai prossima la prescrizione dei reati), ma alle promozioni che hanno premiato tutti, nessuno escluso, i funzionari responsabili di tante efferatezze.
Ora forse sarà possibile anche quel processo alle responsabilità politiche che, commissione d’inchiesta parlamentare o meno, si dovrà pure aprire. Perché non basta colpire come vanno colpiti poliziotti, medici e uomini (ma anche donne) della Penitenziaria che si distinsero come aguzzini, fino ad arrivare allo stesso capo della polizia, a quanto pare implicato. La giustizia non può fermarsi a costoro, deve arrivare a chi sollecitò la “lezione ai comunisti” come prova di forza del governo berlusconiano appena insediato. Che ci facevano in quelle ore a Genova, nel quartier generale dei carabinieri, il vicepresidente del Consiglio, Fini, e il suo scudiero locale Bornacin?
Non si può neppure dimenticare però un’altra presenza più che significativa, proprio sul teatro delle torture, nel lager di Bolzaneto, dove la notte delle violenze c’era lo stesso ministro della giustizia, Castelli, insieme ad alcuni magistrati-ispettori. Solo che non si accorse di niente o quasi. Notò qualcosa di “curioso”: tutti quei prigionieri fermi in piedi, dietro le sbarre, braccia alzate e testa contro il muro. Provò perfino a chiedere spiegazioni e gli risposero che si trattava di misure precauzionali: se non li avessero tenuti così immobili quei giovani si sarebbero azzuffati tra loro appartenendo a gruppi contrapposti. Stupefacente è che un ministro ci creda e che ancora oggi ripeta: “Anche gli operai stanno ore in piedi e nessuno parla di torture”. Fa male solo il pensiero che un ingegnere così potrebbe tornare a governarci.
(Camillo Arcuri)