300 milioni di benservito a Mastella
Gentile OLI, non è facile orientarsi nella massa di notizie che ogni giorno ci piovono sulla testa. Così quando ho letto su Repubblica del 26 marzo scorso che all’ex ministro Mastella, avendo deciso di non ricandidarsi alle elezioni, toccava un assegno di 300 mila euro “per il suo reinserimento nella vita sociale” ho pensato alla solita bufala. L’attività di parlamentare come la più dura delle lavorazioni nocive; altro che minatore o animista o peggio: no – mi son detta – è uno scherzo.
Invece è tutto vero, previsto. Tanto che alla voce “assegno di fine mandato”, nel bilancio 2008 il Collegio dei questori ha preventivato 8.5 milioni di spese straordinarie per il Senato. Nel complesso tra Camera e Senato il totale sfiorerà i 25-30 milioni.
Non mi dilungo sul malessere che provo di fronte a simili ingiustificati privilegi e il fatto che i cittadini ne sappiano solo perché, nell’occasione, Famiglia Cristiana ha chiesto a Mastella di usare quei soldi per farci della beneficenza. Osservo solo che in questa campagna elettorale di promesse improbabili e scarsi impegni, non una parola si è sentita sul contenimento dei costi della politica. Il governo Prodi aveva cercato di affrontare la questione mettendo a punto un provvedimento legislativo ma sin dal suo inizio questo è stato malmenato e osteggiato. Aveva contro una maggioranza bipartisan ben decisa a non mollare neppure di un millimetro sui propri scandalosi privilegi. Persone che a parte le considerazioni di equità sociale si rifiutavano di prendere atto degli effetti distorsivi dei costi della politica: sul bilancio dello stato e sulle origini delle vocazioni politiche.
Cambierà? A tutt’oggi non ho sentito i leader delle formazioni più prestigiose dire in merito una sola parola. Qualcosa come: “Se vincerò taglieremo i costi della politica del 25%”. E’ troppo? Beh facciamo pure il 20%. Ma facciamo qualcosa anche noi cittadini che crediamo che “tutti insieme possiamo farcela”. Andiamo ai dibatti pubblici dei vari candidati, ai loro “point”, e diciamogli: “Allora, vi impegnate o no a riparare a questa vergogna?”
(Antonia Canepa)