La cultura diffusa dell’insicurezza
Mentre leggo il giornale che riporta la notizia del portuale morto recentemente a Genova, mi trovo in taxi. C’è molto tumulto negli ambienti sindacali, c’è previsione di uno sciopero, anche i cartelloni del Comune sono usati per diffondere la notizia. E passando lentamente in taxi tra cantieri irregolari con rischio di caduta nelle fosse stradali, asfalti disconnessi che sono una trappola per le moto, sonnolenti multatori che appongono i loro fogliettini camminando in mezzo alla strada con l’immancabile spalla sollevata a sorreggere il telefonino in funzione, in mezzo a tutte quelle che non posso vedere dietro ai muri delle case, mi scappa lo sguardo al cruscotto del mio taxi, dove un grosso cartello plastificato campeggia proprio sopra l’air-bag lato passeggero, attaccato con il classico nastro adesivo. Lo so di essere anormale, ma penso a cosa potrebbe succedere ad un passeggero durante un urto, magari minimo ma frontale, ricevendo quel cartello in faccia spinto dall’air-bag.
“Dovrebbe spostare il cartello, lì è pericoloso se esplode l’airbag” dico al tassista, interessatissimo ai miei discorsi sulla sicurezza, ma il cartello resta lì insieme al pericolo che si porta dietro, si aspetta che succeda. In buona compagnia comunque: quanti di noi percepiscono il pericolo di camminare sotto la sopraelevata? Alcuni addirittura di doverci lavorare, sotto a una strada non protetta da griglie ed esposta alla follia (mica tanto improbabile) di un lancio di una bottiglia di birra vuota da un’auto in corsa. Però, come per la maggior parte degli infortuni e degli incidenti, l’importante è che il Magistrato di turno sia in grado di inviare senza troppo indagare i suoi avvisi di garanzia a Rspp (Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione) e Ad (Amministratore Delegato). Poi si scoprirà che nessuno aveva vigilato, che si lavorava così abitualmente, che non venivano usate le protezioni, insomma le solite cose. L’insensibilità ad un cartel lo sul cruscotto spinta ai massimi livelli aziendali: sarà proprio qualcuna delle persone coinvolte in quest’ultima morte sul lavoro a prendere quel taxi sedendosi davanti? Comunque invio la segnalazione alla Cooperativa Radiotaxi.
(Stefano De Pietro)