Sanremo – Giustizia, non omaggi ai caduti del lavoro
Eh sì! Sicuramente sarà più sollevato Fabrizio Cannonero, il portuale genovese morto cadendo da una nave giapponese senza balaustre nella notte tra giovedì e venerdì. La sua faccia (o quello che ne resta, visto che non hanno permesso ai congiunti di avvicinarsi alla banchina dove era cadavere) avrà lineamenti più distesi avendo saputo che il festival di Sanremo ha dedicato un “omaggio” ai morti sul lavoro. E certamente anche gli operai della Thyssen, che erano un bel gruppetto, proveranno più calore nello stare insieme nel luogo in cui si trovano, dopo che Pippo Baudo ha reso “omaggio” alle loro non più disponibili vite. Così dice il telegiornale nazionale e la giornalista del TG3 della Liguria. Adesso si dice “omaggio” per dire ricompensa o cosa?
Un “omaggio” da un palcoscenico si attribuisce a un vecchio attore, a un regista in fase declinante, a uno scrittore che da un po’ è fuori moda, si fanno “omaggi” tristanzuoli alle belle signore e ai gentiluomini, alle regine ed ai re, ai campioni sportivi; ma di omaggi ai morti sul lavoro ancora non se ne sentiva davvero il bisogno. Certo, con la platea di Sanremo (quasi dieci milioni di spettatori), può sembrare giusto un commosso ricordo per sensibilizzare tutti quanti, ma non basta, per assolvere al compito di servizio pubblico, che la Rai Tv ricordi queste “disgrazie” a caldo. Non si può dimenticare a questo proposito che un po’ d’anni fa, un gruppo di operai genovesi della siderurgia salirono sul palco del Festival per denunciare questioni che poi il silenzio ha inghiottito e non sono mai state chiuse.
Forse soltanto Volare di Modugno, le note e la poesia della più bella canzone italiana dal 1958 a oggi, avrebbero potuto accompagnare in musica il ricordo di chi ha lasciato la vita sul lavoro; ma forse no, perché non credo che questi morti di “omaggi” ne vogliano più da nessuno. Sono lì a chiedere qualcos’altro.
(Elio Rosati)