Call center – Il gioco delle tre carte a spese di chi lavora

Lunedì 26 febbraio una bella puntata di Radio3 mondo sui call centers è stata occasione, per chi sia un po’ addentro alla questione, di una notevole soddisfazione e di una arrabbiatura formidabile.
Motivo della soddisfazione è stato sentire Pietro Ichino affermare che “tra lavoro inbound (operatori che ricevono telefonate da parte degli utenti) ed outbound (operatori che fanno promozioni commerciali), non c’è alcuna differenza. La differenza è stata introdotta dalla circolare Damiano: in realtà si tratta in ogni caso di lavoro subordinato, e questi lavori sono comunque incompatibili col contratto “a progetto”.


Ricordo che la circolare Damiano (14 giugno 2006), e l’avviso comune che l’ha confermata, sottoscritto da Cgil Cisl Uil (4 ottobre 2006), imponevano di stabilizzare con contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato tutti i lavoratori inbound, mentre per quelli outbound restava possibile anche la forma del contratto a progetto: si ipotizzava infatti una loro “autonomia” nel gestire il lavoro di promozione commerciale.
Una ulteriore delizia è stata ascoltare Lucio Apolloni Ghetti, amministratore delegato di Teleperformance Italia (azienda leader nel settore) che ha detto come sia stata proprio la citata circolare a creare un grandissimo problema: introducendo un doppio binario, infatti, ha posto in una situazione di difficoltà competitiva le aziende che hanno aderito ad una regolarizzazione degli operatori. “C’è un problema di regole – ha detto – e allora tutti devono rispettare le regole. Solo in una situazione tornata omogenea, il settore può ricominciare a fare margini. E’ necessario che si regolarizzi anche il settore outbound e una circolare in tale senso sarebbe più che benvenuta”. Musica per orecchie che in questi due anni hanno dovuto ascoltare – anche in sede sindacale – un profondersi in spiegazioni sulla necessità di una “gradualità”, e sulla impossibilità del settore di “reggere” una regolarizzazione generalizzata.
L’arrabbiatura formidabile nasce da qui, e dal fatto che il 9 giugno 2006 (pochi giorni prima della circolare Damiano e quattro mesi prima dell’avviso comune) in un convegno della Cgil furono presentati proprio a Genova i risultati di una ricerca in corso da più di un anno (OLI 105 del 14 giugno 2006) in cui, sulla base di una precisa analisi delle modalità tecnico organizzative adottate dalle imprese, risultava evidente che gli operatori outbound non avevano nulla della autonomia, “nella definizione di tempi, orari e modalità di esecuzione della attività lavorativa”, necessaria – per legge – a giustificare i contratti a progetto.
Ma una schizofrenia di difficile trattamento fa sì che le iniziative di indagine e approfondimento viaggino – anche nel sindacato – in un mondo parallelo e non comunicante con quello della azione, che poi è quello che ha dirette conseguenze sulla realtà.
(Paola Pierantoni)