Stazioni – Se settanta video vi sembran pochi
Lettere ai giornali e sfoghi sui blog segnalano da diverso tempo il disagio di una parte dei viaggiatori alle prese con la video-invasione delle nostre stazioni. Chissà se questa sofferenza è percepita come tale dalla maggioranza, o se la maggioranza, invece, se ne accorge a stento, o addirittura gradisce, ben addestrata da anni di bombardamento sonoro nei bar, nei ristoranti, nei negozi, in automobile, ovunque.
Suggeriamo, a chi non ne avesse ancora fatta esperienza perché non viaggia in treno, o a chi in treno ci viaggia ma non vigila su ciò che lo circonda, un percorso “di attenzione consapevole” di stampo yoga attraverso la Stazione Brignole: dopo aver fatto il biglietto si percorre il sottopassaggio tra un’ala di mega schermi che sparano ininterrottamente annunci pubblicitari. Ce n’è uno ogni pochi metri, sia a destra che a sinistra. Giunti sul marciapiede stesso discorso: qui sono sistemati a doppie coppie una per il binario di destra e una per il binario di sinistra, e per ciascuna c’è un video che guarda a dritta, e l’altro a manca. Gli onnipresenti video sono circa settanta.
Il senso è che non deve esserci scelta. Ovunque tu ti metta devi avere la tua dose di immagini e di suono. Chi, in attesa del treno, volesse tentare di porsi in salvo, mettendo tra sé e l’invasione sonora delle musichette e delle promozioni abbastanza metri per riuscire a dare un’occhiata al giornale in pace e per pensare ai fatti suoi, potrebbe provare un barlume di speranza perchè, da distante, la zona intorno all’ultimo sottopassaggio sembrerebbe pulita. Ma appena si fosse appoggiato alla balaustra, ecco che la musichetta lo assale anche lì: viene dallo schermo, invisibile dal marciapiede, piazzato in alto sulle scale del sottopasso. Per trovare scampo bisogna spingersi all’estremo limite del marciapiede, mettendo in conto una corsa all’ultimo momento per prendere il treno.
Cerco su internet la definizione di “privacy” e trovo “sfera privata della vita di ogni individuo”, oppure: ” … privacy non è niente altro che l’italiano intimità”.
Non si tratta quindi solo del diritto a non essere spiati, ma anche di quello a vedere protetto il proprio spazio interiore. La società che gestisce la Stazione Brignole ha illegittimamente svenduto questo diritto dei cittadini. Serve un garante che ci protegga.
(Paola Pierantoni)