Moschea – Non scoraggiare l’islam pacifico
Su OLI 160 Paola Pierantoni parlava della frustrazione di migliaia di islamici costretti a praticare i propri riti in condizioni avvilenti mentre l’edificazione della moschea viene sempre rinviata, mettendo in difficoltà proprio coloro che tentano di diffondere nella propria comunità la volontà di una convivenza armoniosa con la città ospitante. Condivido questa opinione.
Sono convinto che non ci sia una religione superiore all’altra. Tutte le religioni hanno in uguale misura degli aspetti positivi e degli altri negativi. Conosco abbastanza bene le tre religioni monoteiste. Sono musulmano d’origine, sono nato in Palestina, a trenta chilometri da Betlemme, dove è nato Gesù e dove si sviluppò la religione ebraica.
Sono arrivato in Italia nel febbraio del 1979, non avevo ancora compiuto i 18 anni. Ho avuto la fortuna di lasciare il mondo arabo-islamico prima che venisse travolto dal fenomeno post moderno dell’integralismo politico religioso causato dalla vittoria di Komeini e dalla “rivoluzione iraniana”. Il messaggio travolgente di Komeini era il seguente: “per uscire dall’oppressione e per avere libertà, giustizia e dignità, per vincere come in Iran, occorre ritornare alle radici religiose islamiche”. Nel mondo universitario genovese ebbi inoltre la fortuna di incontrare i palestinesi di sinistra dell’Unione Generale degli Studenti Palestin esi, per i quali “la religione è l’oppio dei popoli”. Ricordo ancora come ero affascinato dai loro discorsi sulla religione e sulla liberazione che non riguarda solo la terra della Palestina occupata da Israele ma che riguarda le persone ed in particolare le donne. Così mi salvai, da allora sono un laico convinto ed ho vinto la grande e facile tentazione di rispondere per le rime a chi considera la mia religione inferiore alla sua.
Altri miei connazionali non seppero resistere a questo messaggio e ai pregiudizi di una parte della società italiana nei confronti dell’Islam e dei musulmani. Ho assistito, sorpreso, alla conversione alle radici islamiche di persone che non avevano mai manifestato alcuna inclinazione religiosa nel paese d’origine. Molte persone per difendersi, e difendere l’Islam dai pregiudizi, approfondivano la conoscenza della propria religione e si avvicinavano ad essa. In alcuni casi nella maniera sbagliata.
La mia esperienza personale e molte letture mi convinsero che il pregiudizio e il razzismo in “occidente” nei confronti dell’Islam, ha avuto un ruolo fondamentale nella formazione dell’integralismo e l’estremismo politico religioso islamico. Il razzismo è vitale per il messaggio estremista: “vi odiano, odiano la vostra religione. O state con noi o state con loro”.
Lo scontro di civiltà teorizzato dopo il crollo del muro di Berlino, e purtroppo realizzato con le guerre e con il terrorismo, a partire dalla prima guerra del Golfo nel 1991, ha reso la situazione ancora più difficile ingigantendo le paure ed aumentando pregiudizio e razzismo.
Perciò penso che occorra premiare la pazienza dei musulmani genovesi, la loro scelta di dialogo e convivenza, il loro comportamento civile e pacifico, facendoli sentire pienamente cittadini genovesi, conquistandoli e tutelandoli dai messaggi estremisti e da quelli razzisti. La moschea deve diventare una priorità perché il dialogo e la pace sono la priorità delle priorità.
(Saleh Zaghloul)