Cifre alla mano. Battere l’astensionismo dopo il centro-destra

E’ sicuramente positivo che, per questo scorcio di legislatura, trecentomila cittadini italiani (quelli che risiedono a Milano nel collegio 3, a Genova Nervi e nel collegio Napoli-Ischia) possano godere di una loro rappresentanza parlamentare non pregiudizialmente prona agli interessi di un capo. Ma è necessario non farsi prendere da eccessivo entusiasmo e guardare con attenzione, a partire dalla cruda realtà dei numeri. E i numeri (quelli assoluti, non le ingannevoli percentuali) ci dicono questo.


1) Sei candidati su sette della GAD vincono alla grande, distanziando l’avversario di almeno otto punti (in qualche caso le percentuali sono persino bulgare), ma nel complesso mancano all’appello, rispetto a quelli ottenuti nei sette collegi nel 2001, oltre 116 mila voti, che salgono a 140 mila se sommiamo nel 2001 ai voti dell’Ulivo quelli dell’Italia dei valori e di Democrazia europea, formazioni politiche che sono entrate a far parte della Grande alleanza democratica.
2) Negli stessi sette collegi, alla Casa della Libertà (provvisoria, come aggiunge immancabilmente Travaglio) vengono a mancare 145 mila voti.
3) La partecipazione al voto, pur in un quadro di crescente astensionismo, ha carattere di assoluta discontinuità territoriale (oltre il 50% di votanti a Lecce e Fidenza, prossima al 40% a Milano e Genova, più bassa in Toscana, giù fino al 29% a Napoli).
Complessivamente, quindi, l’astensionismo ha colpito in misura pressoché identica entrambi gli schieramenti. Il sorpasso nei tre collegi è garantito dal fatto che in quelli della Toscana i voti che mancano all’appello della GAD sono ben più di quelli non ritrovati nell’urna dalla destra. In compenso, appunto, a Milano la destra perde più di 24mila voti e la GAD solo 12mila; a Genova la destra va sotto di 28mila voti, la GAD solo di 16mila. Un caso a parte Napoli, che registra, come detto, il record di astensionismo: la destra perde 24mila voti (ma un certo numero vanno all’ultradestra), la GAD “solo” 17 mila. Qui le virgolette ci stanno, perché non è escluso che il record di astensionismo sia dovuto anche al fatto che a rappresentare la GAD è stato chiamato un candidato (Sergio D’Antoni) al quale non è difficile rimproverare tre cambi di casacca in tre anni.
Allora il primo problema che si pone è come recuperare in fretta, relativamente a quei sette collegi, i 140mila cittadini che non hanno trovato in questa tornata elettorale motivazioni sufficienti per andare a votare la GAD. Il che significa, sul piano nazionale, come garantire una sufficiente motivazione per diversi milioni di cittadini. Contano la credibilità e la presentabilità dei candidati, la scelta dei quali dipende anche, lo sappiamo bene, dalle mediazioni fra le diverse sensibilità (questa è la formula aulica, molti pensano spregiativamente a giochi di potere sottobanco).
E’ disfattismo aspettarsi dalla politica anche un modo di essere che non riduca le regole a riti indigeribili, ma le adatti semmai alle nuove esigenze? Che sono quelle, in primo luogo, di riacquistare una rappresentanza adeguata della società, riducendo le distanze fra rappresentanti e rappresentati e tornando a promuovere la partecipazione? I segnali di disagio non mancano, ma neppure quelli che scommettono ancora sulla speranza.
(Giuliano Giuliani)