Ilva – La cassa finisce, l’attesa no
La cassa integrazione ed i lavori di pubblica utilità per 650 dipendenti dell’Ilva stanno per scadere. Ad agosto di quest’anno – in base all’accordo del 2005 – i lavoratori dovranno rientrare chi sugli impianti costruiti da Riva, chi negli uffici.
Ma tutti – enti locali, sindacati, azienda e quel che resta del governo – sanno che non potrà essere così. A nulla sono serviti i segnali – giunti in questi tre anni – che gli impianti procedevano con lentezza, che bisognava prendere atto di una crisi della banda stagnata che coinvolgeva l’Ilva, che l’accordo doveva – per tempo – essere ridiscusso o quanto meno interpretato alla luce dei fatti. Riva ha sempre ribadito che il piano industriale poteva essere attuato in cinque anni. Sulla carta ne mancano ancora due. Ad essere ottimisti.
Che ne sarà dei lavoratori? Quanti di loro potranno rientrare in azienda quest’estate? E a fare cosa? Ci saranno altri periodi di cassa? Verranno finanziati lavori di pubblica utilità? Quali tempi, quali scadenze per la costruzione degli impianti? Cosa verrà chiesto ancora ai dipendenti genovesi dell’Ilva?
Il migliore degli accordi possibili – ha ricordato il sindacato in una assemblea alla scuola edile di Borzoli giovedì 21 febbraio. Solo da quello si partirà, nelle sedi opportune, per affrontare la situazione.
Nell’attesa dei tempi burocratici, quindi, i lavoratori dovranno aspettare. In questo sono diventati veri professionisti e con loro le mogli, i figli, i parenti e chi all’Ilva è ancora in forza e gli abitanti di Cornigliano che adesso vedono le aree destinate al quartiere occupate da container colorati. La politica genovese è ancora in tempo per abbozzare una risposta credibile.
(Giulia Parodi)