Caserme e forti – Begato: un passato da chiarire
Caserme e forti, un futuro “civile”: così titola il Secolo XIX del 22 febbraio l’accordo tra l’Agenzia del demanio e la Regione per la riconversione di 34 edifici dislocati nelle quattro province. Gli edifici, un tempo usati per scopi militari (caserme, forti, depositi ecc.) saranno destinati – di intesa con gli enti locali – ad uso pubblico oppure dati in concessione e in parte venduti a privati.
Per decidere, Demanio e Regione hanno affidato a un gruppo privato (Rti-Ati Scenari Immobiliari, composto da Studio Viziano, Studio Leone-Torrani e Words) uno “studio di fattibilità” che, tenuto anche conto delle indicazione dei comuni, dovrà contenere valutazioni e ipotesi per la valorizzazione di questi immobili pubblici. “Ad agosto – dice Burlando – verificheremo il risultato e vedremo cosa resterà agli enti pubblici e cosa sarà immesso sul mercato, con vendite o concessioni lunghe”. Curiosamente, un gruppo privato è chiamato ad elaborare un progetto che dovrà orientare decisioni sulla destinazione pubblico-privato di un enorme patrimonio: 34 edifici sparsi su tutta la regione per una superficie complessiva di circa un milione e 300mila metri quadri. “Se saranno individuate altre strutture dismesse potranno essere inserite. Per Genova potrebbe trattarsi dei Forti: “Ma – dice Burlando – non accetteremo un secondo caso come il forte Begato in cui sono stati investiti mil iardi per poi lasciarlo al vandalismo””(Repubblica 22 febbraio).
Burlando si riferisce ai 12 milioni di euro della Comunità europea spesi, qualche anno fa – nell’ambito del programma “Genova, capitale della cultura 2004” – nel recupero della storica linea delle fortificazioni genovesi. Sentieri, percorsi pedonali e ciclabili, ostelli, attività culturali, musica, teatro, musei, bar, ristoranti, finiti nel nulla. Uno scandalo che si è concentrato intorno a Forte Begato, il “recupero” che ha assorbito la maggior parte delle risorse. Restauro ultimato nel 2004 ma inspiegabilmente abbandonato ai vandali. Mai utilizzato malgrado le diverse proposte (tra le quali, una del Teatro della Tosse). Chissà se l’Unione Europea ha mai chiesto conto dei soldi investiti. Certo è che ad oggi ai cittadini non è stato chiarito niente: come sia stato possibile, chi ne sia stato responsabile.
Comunque, bene fa Burlando a serbarne memoria perché finora l’unica traccia – ma molto diluita – di quel scandalo la si poteva solo trovare in “GenovaTurismo”, il sito del Comune di Genova per la promozione turistica: “Forte Begato: è stato ristrutturato col contributo della Comunità Europea tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI secolo” (http://www.turismo.comune.genova.it/spip.php?article275). Come a dire, tanto tempo fa, la giunta scorsa.
(Oscar Itzcovich)