Cultura – Non c’è solamente la pittura del ‘600
E’ probabile che al Lavoro si aspettassero di più dalla provocazione di Paolo Lingua su Repubblica del 13 gennaio ’08. “A Genova la cultura va a morire”.
Malgrado le produzioni culturali degli ultimi anni, ha scritto Lingua, Genova resta lontana dalle ambizioni del futuro spesso evocato: città tecnologica, Politecnico, Terzo valico ecc. Abbarbicata da sempre al medesimo progetto cucinato in tutte le salse: la pittura e l’arte a Genova tra la fine del XVI e il XVIII secolo. Cari genovesi, cari amministratori e specialmente cara sindaco, ha chiesto Lingua, perché non vi date una smossa?
Pochissimi hanno risposto. Universitari, manager, dirigenti del settore e delle istituzioni culturali della città si sono defilati. E ai margini sono rimasti anche dopo l’intervento (20 gennaio) di M. Marchesiello, magistrato e scrittore che ha ricordato a Lingua come “a Genova la cultura non è negletta a fronte di una città che invece ha imboccato spavaldamente la strada della crescita. Essa ne svela invece la miseria politica, economica e sociale…. Cultura non è solo spettacoli teatrali, mostre, festival prestigiosi e di grande richiamo ma è anche… industria, commercio, immaginazione, cosmopolitismo…”. E ha indicato due esempi (positivi) nel Festival della Scienza,- da cui, scrive, la città oggi trae immeritato vanto essendo frutto di quattrini in larga parte non genovesi – e nel Suq, più celebre all’estero di quanto non lo sia a Genova.
E gli altri? I politici? Scripta manent, devono avere pensato, e hanno preferito farsi intervistare. Per primo Morchio, assessore alla cultura della Regione (Repubblica 29 gennaio). “Ci vuole una regia forte e una programmazione triennale”. Basta contributi a pioggia. Per il 2009 prevista una mostra sulle cartoline promozionali delle APT firmate da grandi pittori… “E poi “rilanceremo Montale nelle scuole”. Il 31 gennaio è toccata a Devoto, assessore alla cultura in Provincia. Anche lui favorevole a una “regia forte”, non sopporta che per fare cultura di successo si punti solo sull’effimero.
E la risposta del Comune, della sindaco chiamata in causa personalmente da Lingua? Repubblica le ha dedicato ben tre pagine (2, 8 e 10 febbraio ’08). La “Palazzo Ducale” si scioglie inghiottita nella nuova “Fondazione della cultura” che ne rileva i locali e il personale. La Fondazione, sarà l’anello di congiunzione dei luoghi fisici della cultura: palazzi, musei, castelli, gallerie, mostre: la tanto attesa cabina di regia. “Obiettivo fondamentale, programmare gli eventi almeno con una scadenza triennale”. Ne diventerà presidente l’ex assessore Borzani che, in un intervento pubblicato da Repubblica il 13 febbraio – fascino delle date: un mese dopo la provocazione di Lingua – ha spiegato come a Genova ci sia scarsa attenzione per le sinergie, e la “capacità unitaria di promozione” risulti bassa. Inoltre alla “capacità di produzione di standard elevati corrispondono una debolezza di innovazione… (e) forti autoreferenzialità interne al sistema”. La Fondazione dando vita ad un “tavolo di promozione della città” segnerà “l’avvio di un nuovo percorso”.
Il dibattito sulla cultura aperto da Lingua sembrerebbe finito. Ora si tratta di attendere.
(Manlio Calegari)