Porto/1 – Conflitto d’interessi e pace sociale
Le paginate di cronache che dovrebbero svelarci nei dettagli lo “scandalo” del porto, ossia come si configurano i pesanti reati contestati ai vertici di Palazzo San Giorgio, in realtà lasciano perplessi se non delusi i lettori, rassomigliando sempre più a verbali di organi amministrativi dove si discute, si critica, si media prima di deliberare. Manca insomma la sostanza “criminogena” dei fatti, l’interesse personale, la ragione occulta, il motivo inconfessabile per cui sarebbe stata operata una scelta anziché un’altra. E forse è inevitabile che sia così, dal momento che, come riconoscono gli stessi magistrati inquirenti, non c’è alcun sospetto di tangenti, ossia di bustarelle a carico dell’ex presidente dell’Autorità portuale, Giovanni Novi, un galantuomo per tutti, critici compresi.
E allora? Qualcuno arriva a ipotizzare che il suo interesse potrebbe essere “politico”, non – per intenderci – fondi stornati ai partiti, ma una ricaduta positiva di immagine: nel caso specifico assicurarsi il merito della pace sociale e dello sviluppo del porto. Agire in tal senso può essere considerato una colpa, se non addirittura un reato? Ci siamo dimenticati il tempo della conflittualità continua sulle banchine, quando le navi facevano la coda in rada, oppure venivano dirottate in altri scali più tranquilli? Certo non lo hanno dimenticato quei big esteri dell’import-export che ancora oggi, dopo oltre vent’anni di operosa tranquillità, continuano a ritenere “inaffidabili” moli e calate genovesi per via di quel passato.
Diranno i giuristi quali sono gli effettivi poteri e relativi confini, all’interno dei quali l’Authority ha diritto di decidere, quindi quali regole può aver violato il presidente. C’è da considerare però che l’ autonomia è relativa, in quanto ad approvare o bocciare le proposte è pur sempre il comitato portuale, organo formato da enti pubblici (regione, comune, provincia, camera di commercio), ma anche da armatori, spedizionieri, agenti marittimi, terminalisti, ovvero portatori di legittimi quanto diretti interessi in materia. All’origine dei possibili errori di Novi, c’è appunto questo macroscopico conflitto d’interessi, insito nella legge 84/94 istitutiva delle Autorità portuali, quindi i condizionamenti che pesano nelle concessioni dei terminal. Qualsiasi maggioranza esca dalle prossime elezioni, è facile prevedere che, dopo il caso Genova, la legge 84/94 sarà cambiata. Ma chi n’ebbe n’ebbe.
(Camillo Arcuri)