Perché non si applicano le leggi sulla sicurezza
Sono un operaio portuale della compagnia “Pietro Chiesa” e faccio parte del coordinamento regionale RdB-CUB Liguria. In riferimento alla nota di OLI su “sicurezza, gli operai invisibili e le guardie rosse” vorrei precisare quanto segue.
All’incontro pomeridiano con il prefetto Giuseppe Romano, ci è stato impedito, su pressioni della Cgil (tramite due agenti della Digos) di poter esprimere la nostra posizione sulla sicurezza in porto e riguardo la morte di Formenti.
Per quanto riguarda il “Sistema operativo integrato” a cui noi siamo totalmente contrari essendo un’invenzione che non ha nessun tipo di fondamento giuridico; è stato varato non solo sull’onda dell’emotività ma anche su forti pressioni di iscritti Cgil della “compagnia unica” che non solo hanno molti problemi di sicurezza al loro interno (come si evince dall’articolo di p.p., OLI n° 173) ma non hanno la minima conoscenza della attuale legislazione in termini di sicurezza.
Ha ragione Umberto Masucci, quando dice che “l’accordo viola la normativa in vigore”. In porto come in ogni posto di lavoro c’è bisogno di applicare semplicemente le leggi che già sono operanti, 272- 626, leggi e regolamenti che ad ogni modo possono essere migliorati, ma unicamente solo dopo una loro applicazione. E in ultimo vorrei ricordare che inizialmente le nostre proposte erano sull’applicazione della 84/94, sul riordino della legislazione portuale, materia che i sindacati confederali continuano ad ignorare.
(Giuseppe Sassone, RdB-CUB)