Informazione – Direttore al fronte, segnale di svolta?

Ezio Mauro, il direttore di Repubblica, scrive raramente e ancor più raramente si muove dal suo ufficio. Ma nell’ultima settimana l’ha fatto per ben due volte: è andato a Napoli e a Torino. Articoli importanti anche se non contengono informazioni che Repubblica non avesse già dato.
Da Napoli (Repubblica 8 gennaio ’08, “Così lo Stato affonda tra rifiuti e violenza. La guerra dei cassonetti dopo i fallimenti della politica”): “Dietro i sacchi dei rifiuti sparsi in ogni angolo c’è dunque l’immondizia condensata inutilmente in 6 milioni di ecoballe, simbolo gigantesco di un paese che segue le procedure a metà, avvia un processo sapendo che non arriverà mai in porto, mima una regola che non è capace di seguire e finge una normalità che non esiste”. L’emergenza rifiuti ha portato in Campania, da 14 anni ad oggi, 780 milioni di euro all’anno, 15 mila miliardi di lire in 10 anni; nessuna Cassa del Mezzogiorno avrebbe potuto dare di più. L’elenco di coloro che lucrano sull’emergenza rifiuti è lungo: ci sono dentro insieme a camorristi, trafficanti e altri cattivoni, anche i sindaci dei comuni che incassano la tassa sui rifiuti e non la versano e molti politici che temono, con la trasparenza delle decisioni, delle responsabilità, di perdere il favore e lettorale.


Da Torino (Repubblica 11 gennaio ’08, “Cosa è morto con i ragazzi della Thyssen. Gli operai di Torino diventati invisibili”) la corrispondenza – pur occupando due intere pagine del quotidiano – è sobria, discreta. Contiene la lunga, dolorosissima testimonianza di un sopravvissuto, un compagno di lavoro, un amico degli operai morti. Due pagine dense di parole d’una chiarezza scolpita, da cui nasce lo stupore, la sofferenza, lo scandalo di chi legge. Compresa la domanda, inevitabile: dove eravamo mentre tutte queste cose succedevano; dove siamo, cosa sappiamo noi mentre quotidianamente queste cose succedono? “Dicono gli operai che i sette alla fine sono morti perchè da tempo erano diventati come invisibili… L’operaio ovviamente esiste… manda avanti un pezzo di paese… Ma esiste in fabbrica e non fuori, nel lavoro e non nella testa della politica”.
Nella testa della politica tragedie come quella di Napoli (che tragedia è) e di Torino, entreranno se anche i cittadini faranno la loro parte. Quando le letture tradizionali si mostrano logore e le parole più nobili appaiono ambigue, tornare ad osservare, cercare di capire, raccontare dovrebbe essere un impegno per tutti. Che Repubblica mandi al fronte il suo direttore è un buon segnale.
(Manlio Calegari)