Sicurezza – Gli operai invisibili e le guardie rosse

Garabombo, comprueba que después de todo no es tan fácil dejar de ser invisible (*)
Porto di Genova 13 aprile 2007, solo 10 mesi fa moriva Enrico Maria Formenti, 35 anni, sposato con due figli. La tragedia di sempre con il seguito di dolore, rabbia e gli impegni (di sempre) delle autorità. Ma quella volta sembrò che il seguito sarebbe stato diverso. Un accordo tra tutte le parti interessate, raggiunto il 14 maggio, avrebbe finalmente dovuto cambiare le cose in meglio. Prevedeva l’istituzione di un “Sistema operativo integrato” (coordinato dall’Asl) di monitoraggio e di controllo delle attività portuali e la creazione di un coordinamento di otto lavoratori distaccati dai terminal per occuparsi di prevenzione sulle banchine. Distacchi che avrebbero dovuto essere pagati da una piccola sovrattassa sulla merce (Secolo XIX, 16 maggio 2007).


A sottoscriverlo c’erano tutti, a partire dal prefetto Giuseppe Romano: Regione, Autorità Portuale, Capitaneria di Porto, Asl, Inail, Inps, imprese portuali, sindacati. Ma a distanza di qualche giorno le imprese portuali si smentiscono. Parole pesanti: Umberto Masucci, presidente degli agenti marittimi. “L’accordo viola la normativa in vigore” (Secolo XIX, 25 maggio). Il giorno dopo Il Secolo XIX titola “Lo shipping silura il patto di Genova”: Francesco Nerli, presidente in quota Ds delle Autorità portuali italiane, che era tra quelli che pure pochi giorni prima aveva siglato l’accordo (“sono stato costretto”) ora lo definisce “demagogico, inconcludente, pericoloso per i lavoratori” paventando addirittura un “ritorno alle guardie rosse” e, di rincalzo, Umberto Masucci lo considera “una decisione presa sull’onda dell’emotività che definire stravagante è dire poco. Mettere persone impreparate a fare sicurezza come fossero commissari del popolo è una cosa da irresponsabili”.
Da allora, solo penosi richiami. Secolo XIX, 22 luglio: “I sindacati: noi siamo pronti partiamo”. L’Avvisatore Marittimo, 28 agosto: “Noi abbiamo fatto la nostra parte, ora tocca agli altri”, denunciano i sindacati dei trasporti. Secolo XIX, 27 novembre: “A sette mesi dalla morte di Formenti inapplicate le nuove regole. Il protocollo per la sicurezza è ancora lettera morta”, denunciano ancora i sindacati. E avanti così fino ad oggi. Insomma nulla di fatto.
Dopo la tragedia della ThyssenKrupp molti hanno scritto degli operai diventati ormai invisibili. Un’immagine efficace che, più volte ripresa dai media e per questo già addomesticata, sembra condannarli a un’invisibilità sostanziale. Se però qualcuno fosse interessato alla loro visibilità materiale può farlo accedendo a YouTube (clicca qui) dove alcuni video mostrano le condizioni in cui, quotidianamente, si sviluppa il lavoro nel porto di Genova (Segnalato da “Zero10” (http://zerodieci.wordpress.com/)
(Oscar Itzcovich)
(*) Garabombo è il protagonista della “Historia de Garabombo, el invisible”, scritta dal peruviano Manuel Scorza nel 1972. Garabombo è visibile ai contadini che si ribellano, ma invisibile al potere dominante finché tace. Come se non ci fosse. Diventerà visibile quando comincerà a lottare per l’emancipazione del popolo quechua.