Simboli – Veltroni e i registri sulle unioni civili

Minimizzare il valore dei simboli, in un confronto a distanza ravvicinata con la chiesa cattolica, non si sa se definirlo ingenuo o ipocrita. Eppure Veltroni nel suo articolo su Repubblica del 19 dicembre dice testualmente: “… Sulle due delibere di iniziativa popolare e consiliare la cui eventuale approvazione non avrebbe avuto nient’altro che un mero valore simbolico senza poter migliorare di una virgola la condizione di vita delle coppie di fatto, non c’era una maggioranza sicura e comunque il loro contenuto era legittimo ma discutibile e non da tutti condiviso”.


Consapevolmente Arcigay, sul suo sito, valorizza invece proprio il valore simbolico delle delibere sulle unioni civili adottate in una trentina di comuni italiani: “E’ una scelta puramente simbolica in quanto non ha nessun valore legale ma serve a sottolineare l’esigenza di garantire anche coloro che fanno la scelta di una unione di fatto, sia eterosessuale che omosessuale. Ov unque è stato istituito ha provocato un ampio dibattito pubblico, molto utile a far crescere la sensibilità dell’opinione pubblica sull’argomento. E’ quindi un importante strumento di lotta politica per la conquista di diritti civili”.Se la questione è simbolica a Piombino, a Pisa o a Pizzo Calabro figuriamoci a Roma. E infatti Monsignor Elio Sgreccia, intervistato da Repubblica del 18 dicembre lo dice chiaro, e sottolinea la particolare “forzatura” che avrebbe comportato questa decisione “… specialmente per una città come Roma, dove un sì ai registri avrebbe dato un’inevitabile spallata alla famiglia tradizionale contro la maggioranza degli italiani e il buonsenso di milioni e milioni di concittadini”.
Il valore simbolico poi sale alle stelle, dato che Veltroni non è solo sindaco di Roma, ma capo del nuovo partito democratico.
Si vorrebbe, per cominciare, almeno un po’ di verità.
(Paola Pierantoni)