Duopolio – Nasi e baffi finti urgono in Rai

“Non dimenticate i nasi e i baffi finti per uscire…” Andava giù piatto col suo sarcasmo “il nonno”, come molti chiamavano il decano dei cronisti di un antico giornale genovese. I suoi pesanti sfottò risuonavano in redazione come uno schiaffo per chi sapeva di essere coinvolto in qualcosa di poco lusinghiero: un buco, ossia una notizia persa, mancata, o peggio una gaffe, prese lucciole per lanterne, aver indicato come indiziato-quasi-colpevole, in un caso giudiziario, qualcuno che non c’entrava nulla. Le sue brucianti battute avevano allora l’effetto di un perentorio invito alla vergogna, sentimento che però non sembra fare più arrossire nessuno, qualsiasi sia la colpa.


Quanti nasi e baffi finti occorrerebbero in questa Rai berlusconizzata, se ancora sopravvivesse un minimo di decenza? Le ultime puntate sulle telefonate intercettate tra i vertici del duopolio pubblico-privato che domina al 90 e più per cento l’informazione, sono davvero preoccupanti, oltre che scandalose. Deborah Bergamini, segretaria personale del Cav, assurta a zarina, massima potenza di viale Mazzini, non esitava a concordare coi dirigenti di Mediaset come manipolare perfino i risultati elettorali: nessun confronto tra le ultime regionali e e i dati precedenti per non dare l’idea della sconfitta del centro-destra (12-2); ma la cosa peggiore è che tutte le reti Rai e Mediaset, senza eccezione, hanno applicato alla lettera quei pazzeschi ordini di scuderia, evitando di dare agli italiani il senso stesso del voto. Roba da Orwell 1984.
Anche se sul tema molte cose invereconde erano già descritte in un libro, ignorato o quasi dalla politica per due anni (“Inciucio” di Gomez e Travaglio, vedi OLI precedente), retroscena così allucinanti rischiano di sommergere nel ridicolo tutte le rivendicazioni di autonomia della stampa, “cane da guardia al servizio dell’opinione pubblica”. L’obiezione di Marcello Veneziani, sul palco mediatico di Anno Zero, è che questo sarebbe sempre stato l’andazzo in Rai. Mai però -ha replicato il ministro Gentiloni- un capo di governo ha avuto anche il controllo di tutte le emittenti, imponendo di fatto il pensiero unico. Quando poi si legge che Vespa era pronto a fare il sarto servizievole, con un’intervista confezionata su misura per Fini, mentre un giornalista che annunciava da Milano lo scoop dell’inchiesta su Previti, era invitato a scrivere la notizia, ma senza far nomi (record assoluto di ipocrisia), non resta che passare ai nasi finti.
(Camillo Arcuri)