Concorsi – Trasparenza invisibile anche in architettura
Mercoledì 5 dicembre sotto il titolo “Se il concorso lo vince la lobby universitaria” è comparsa sulla prima pagina di La Repubblica – Il Lavoro una lettera firmata “un gruppo di giovani architetti” che metteva in dubbio la regolarità del “Concorso di progettazione per la valorizzazione dell’area costiera fra Quinto e Nervi” indetto dal Comune di Genova.
Secondo gli estensori, un autorevole membro della giuria, l’architetto Franz Prati, ha imposto come vincitrice una architetta che non solo è sua assistente alla Università, ma che ha collaborato con lui a numerosi progetti e concorsi e condivide addirittura lo stesso studio.
Segue una fitta ed agitata sequenza di rassicurazioni, precisazioni, reazioni sdegnate, soprattutto da parte dell’Ordine degli architetti, che rivolge anche una dura reprimenda a Repubblica per aver “concesso spazio a sterili insinuazioni in merito a fantasiosi condizionamenti o elementi di incompatibilità non ravvisabili nel bando”.
Per cercare di capire meglio sentiamo qualche “giovane architetto”, che pur non essendo tra i firmatari della citata lettera di cui non condividono tono ed impostazione, sostengono che la questione non è nuova, esisteva prima ancora che trovasse spazio sui giornali ed è causa di un fortissimo disagio etico e professionale.
La domanda è anzitutto una: era legittima o no la partecipazione al concorso di Eleonora Burlando, che poi lo ha vinto? Aggiungono che ne dubitano assai, stante che l’articolo 13 del bando prevede il divieto di partecipazione di “coloro che abbiano qualsiasi rapporto di lavoro o collaborazione continuativa con i membri della Commissione Giudicatrice”, ed Eleonora Burlando, con Riccardo Miselli con cui ha costituito “Neostudio”, hanno collaborato recentemente e piuttosto intensamente con Prati ad una serie (documentata) di progetti, concorsi, realizzazioni.
Altri dubbi dei giovani architetti: com’è possibile che vengano bypassate con disinvoltura le cause di incompatibilità in un pubblico concorso? E l’Ordine degli architetti, a cui sono iscritti, può essere un riferimento a cui ricorrere per poter contare nella loro vita professionale sul rispetto delle regole e su un contesto di trasparenza, in cui conti solo la qualità dei progetti? I piccati interventi a mezzo stampa dell’Ordine, che, senza dare risposte alla questione della incompatibilità, liquidano la vicenda con parole sdegnate, non li ha di certo rassicurati.
(Paola Pierantoni)