Insicurezza – I l trauma delle frane di cui non si parla

Nei pressi del percorso dell’antico acquedotto di Genova vi sono innumerevoli casette costruite a inizio secolo che vantano una bellissima vista in un ambiente verde fra le tipiche creuze parzialmente abbandonate e raramente interessate dalla manutenzione comunale. Qualche settimana fa due frane hanno interessato una di queste case, la mia. Una delle due frane è avvenuta in terreno privato: da subito i proprietari sono intervenuti mettendo in sicurezza la zona.


La seconda, la più pericolosa, è su terreno comunale: stiamo assistendo all’usuale valzer di visite di vigili, pompieri, tecnici della circoscrizione e dell’Aster che hanno confermato l’urgenza dell’intervento promettendo tempi rapidi. Aspetteremo. Qualche giorno dopo mi ritrovo a parlare dell’accaduto, e vengo quasi assalita da amici concittadini genovesi che reputano un intervento a salvaguardia della sicurezza di una singola abitazione in una zona periferica e disagiata un furto nei confront i di quanti richiedono che i pochi soldi a disposizione del Comune di Genova vengano impiegati nell’aumento delle forze dell’ordine sul territorio a tutela della sicurezza personale. Ancora qualche giorno dopo mi trovo a passare per via Prè, dove ormai due mesi fa un palazzo è crollato mettendo a rischio la sicurezza degli abitanti di quelli accanto. C’è chi vocifera che fra le macerie possa esserci ancora una persona. Chi abitava nel palazzo accanto è stato ‘momentaneamente’ ospitato presso amici o familiari, e in pochi casi alloggiato presso un albergo. I negozi hanno dovuto chiudere. Nessuno ha saputo indicare in che tempi si potrà rientrare nelle proprie abitazioni: è stato detto che bisogna rispettare i tempi della magistratura, che il palazzo è privato e questo rende difficile l’intervento del Comune, che le esigenze degli abitanti sono prese in considerazione e tutto è volto a rendere meno disagevole la loro situazione. La razionalità di tali risposte si scontra con l’emotiv ità di chi ha perso la sicurezza della propria casa e desidera risposte precise che non riescono ad arrivare in tempi brevi. Provo una viscerale inquietudine, credo simile a quella di tutti gli abitanti di via Prè, nel vedere la nostra città che pare cadere a pezzi, assistendo al crollo di quello spazio di intimità e di sicurezza che al costo di mutui esorbitanti ci siamo illusi di poterci assicurare, e che non permette di accontentarci delle sintetiche risposte razionali o quasi che vengono fornite. E’ sicuramente l’effetto della paura che dalle strade è entrata nelle nostre case. Che non si limita a trovarci incerti quando giriamo di sera nella nostra città, ma si permette di entrare in casa nostra minacciando beni e simboli di quello che ci siamo costruiti. E che richiede a gran voce di essere tenuta in considerazione.
(Maria Cecilia Averame)