Migranti – “Parlate di sicurezza ma non per noi”

Sabato 1° dicembre, per non interferire con le cerimonie di saluto al neo-cardinale nella “superblindata” piazza S. Lorenzo, la manifestazione dei migranti ha dovuto ritagliarsi il suo spazio tra le 13.30 e le 15.30, impresa quasi impossibile: avete mai visto una manifestazione in un orario del genere? Ma svolgerla in potenziale “concorrenza” con quella cardinalizia avrebbe potuto compromettere, pare, addirittura l’unità sindacale.


Alla fine i partecipanti al corteo sono alcune centinaia. Un successo, date le condizioni sfavorevoli. Gli immigrati (più di 500) che lavorano ai Cantieri di Sestri Ponente l’avevano detto all’ultima riunione: ci stiamo organizzando, stiamo già preparando i cartelli e gli striscioni, ma noi smontiamo dal lavoro alle 13 / 13.30, come possiamo farcela?
Pochi e artigianali gli striscioni: “insieme per una nuova cittadinanza”, “siamo tutti cittadini, no allo sfruttamento”, “unione immigrati senegalesi”, “per una città libera, aperta, solidale”, “avviamo salvato allitalia”. Moltissime le bandiere: l’Arci, la Cisl, e la Cgil con le sue categorie: commercio, edili, metalmeccanici, i settori dove si concentra l’occupazione immigrata. Ma le mani di sindacalisti italiani a reggerle non arrivano alla decina. Degli amministratori pubblici è presente Vesco, assessore regionale al lavoro.
In piazza De Ferrari nessun palco, solo un megafono che passa di mano in mano, da un immigrato all’altro. Dicono: “carabinieri, polizia guardateci, siamo irregolari, non abbiamo il soggiorno, ma non siamo delinquenti, vogliamo lavorare, guadagnarci il pane”, intonano “soggiorni in Italia…” sulle note dell’inno nazionale italiano. Dicono: “ci state sfruttando, qui stiamo lasciando i nostri polmoni”, “parlate di sicurezza, ma dove è la nostra sicurezza?” Un senegalese scandisce: “Ci sono in Italia 500.000 irregolari, sono già qui, sono in Italia, e ora è uscito il decreto flussi che ne vuole fare entrare da fuori 170.000: vi sembra normale?”, ripete più volte “vi sembra normale?”.
Tutti quelli che sono lì, sanno bene che normale non è, che è l’ennesima ripetizione di una prassi surreale: un decreto che stabilisce quanti stranieri potranno “entrare” in Italia nell’anno 2007, pubblicato nell’ultimo mese dell’anno in questione, tanto tutti sanno che le persone non “entreranno” affatto, dovranno solo fare finta, perché sono già qui da clandestine. Nel frattempo anche chi era in regola, aspettando rinnovi che non arrivano, rischia di precipitare nuovamente nella clandestinità: tenterà di “entrare” al prossimo giro.
Al megafono alla fine arriva una richiesta che non compare nel volantino che ha indetto la manifestazione: la “sanatoria”, soluzione di sempre per sanare, appunto, almeno temporaneamente, una normalità malata.
(Paola Pierantoni)