Porto – Ma rispettare le regole fa male all’immagine
“L’idea forte di Messina per sbloccare la banchina”: la rima è del titolo di Repubblica del 24 novembre 2007. L’intervista “a uno dei più importanti esponenti del settore armatoriale-terminalistico, alla vigilia del rinnovo della carica di presidente dell’Authority”portuale, segue quella a Novi (8 novembre), attuale responsabile, e a Batini (10 novembre), console dei camalli. Tutte, con altre che pare seguiranno, si propongono di chiarire al lettore, oltre ai compiti che attendono la futura autorità portuale, il senso delle candidature lanciate in questi giorni. L’ultima – Paolo Costa, presidente della Commissione trasporti europarlamento, docente universitario e rettore dell’Università di Venezia, ministro dei lavori Pubblici con Prodi dal ’96 al ’98 – viene dalla sindaco Vincenzi. Lui, Costa, non si è tirato indietro. “Se la sfida è quella di trasformare la centralità geografica del Mediterraneo in centralità economica – ha detto – partecipar e a questa sfida guidando il più grande porto italiano sarebbe per me un onore degno anche di qualche sacrificio personale”. Il linguaggio è un po’ d’altri tempi ma a suo favore c’è che è un politico di lungo corso, vicino a Prodi e “esterno” alle beghe genovesi (Repubblica 23 novembre 2007).
Le beghe genovesi, quelle nel direttivo portuale ma anche le assenze e le inadempienze della politica – ad esempio il ritardo nel fornire al ministro la terna dei candidati – sono lo sfondo della corsa alla presidenza del porto. Tanto più importante oggi che tutta la politica si aspetta da san Giorgio il miracolo: il decollo economico, l’occupazione, la Genova europea che raccoglierà finalmente il testimone dalla Genova operaia lasciando a quella degli eventi e dei buoni pasto il ruolo di intermezzo.
Le beghe: tra Novi e Bisagno, presidente degli industriali, tra Novi e i terminalisti, i riparatori, gli armatori, gli agenti; insomma tra Novi e il mondo. In particolare col Secolo XIX che da mesi scrive contro l’attuale Autorità accusata d’aver ridotto il porto a “un cumulo di macerie” (25 novembre 2007).
Non ha avuto la mano leggera neanche l’armatore Messina: “Usciamo da 4 anni difficili, anche inutili”. La cosa che più ha offeso Messina è che Novi ha “proiettato su tutto il porto una luce negativa” sostenendo – o addirittura sollecitando – l’inchiesta della magistratura sulle gravi irregolarità delle concessioni portuali. Ci siamo compromessi l’immagine, ha detto, e “abbiamo perso tempo per un cavo posato nel posto sbagliato”. Secondo i conti fatti da Novi quei cavi “nel posto sbagliato” valevano circa 12 milioni di euro, circa il 40% dei canoni incassati durante la gestione precedente quando ci si preoccupava dell’immagine. Oggi, con Novi a scadenza, e mentre si fanno i nomi dei suoi possibili successori, anche le istituzioni dovrebbero dire loro. Per esempio: questa cosa dei canoni era solo una questione di immagine? Così, tanto per aiutare capire.
(Manlio Calegari)