Reti – Quando la politica non lascia il segno

Si chiama “dedomonostra” – qualcosa come “attorno a casa nostra” – ed è il titolo di una mailing list, un circolo di corrispondenza tra studenti, borsisti, ricercatori, contrattisti italiani che studiano o lavorano presso università o istituti di ricerca stranieri. Una associazione dove futuri nobel si confondono con studiosi alle prime armi. Le loro materie sono diverse: si va dalla filologia classica, alle neuroscienze, alla genetica, alla biofisica. Una distinzione ormai poco significativa: da tempo gli ambiti disciplinari vanno ridefinendosi.
Di cosa parlano i papers scambiati – tutti con tutti – tra la sessantina di corrispondenti della “dedomonostra”? Non delle indagini di cui sono esperti e che hanno già i loro canali – pubblicazioni, altre mailing list ecc. I giovani di “dedomonostra” si scambiano notizie sull’Italia, una roba che un tempo si sarebbe forse chiamata politica ma che loro ironicamente hanno ribattezzato cose di casa nostra. Le fonti? Familiari, amici, amici di amici. Perché le notizie quasi mai provengono dalla stampa locale o di qualche ufficialità. Piuttosto raccolgono punti di vista personali di conoscenti o di conoscenti di conoscenti. Prima conclusione: questo gruppo di primi della classe se parla del proprio paese lo fa usando esclusivamente – per gioco? – fonti personali.


Chi fosse amichevolmente introdotto – da qualche membro della mailing – alla lettura dei paper in questione, sarebbe incuriosito da quelli scambiati all’inizio dell’autunno 2007. All’origine il racconto fatto da uno di loro, genovese quasi trentenne, cultore di lettere classiche tra Friburgo e Berlino. Sentite: “Fine agosto 2007. Torno a casa per qualche giorno di vacanza e chiedo ai miei come vanno le cose in città. Risposta: sai, il solito. Ma, dico io, ci sono state le elezioni, un nuovo sindaco (è una donna)… Niente da fare; non raccolgo una battuta. Penso: sono vecchi -viaggiano verso la sessantina- ma perché non hanno niente da dirmi? La tradizione familiare è decisamente di sinistra, democratica, progressista: la prima generazione che si è assicurata un discreto benessere è la loro: casa di proprietà e un piccolo appartamento riservato a me. Il solito è la battuta che usano per descrivere 3 anni di governo regionale del centrosinistra più l’elezione nel 2007 di sindaco e presidente della provincia – centro sinistra anche loro. Dimenticavo: in casa, quasi tutti i giorni, entrano due quotidiani (Repubblica e Secolo XIX, un foglio locale) ed abitiamo in un quartiere popoloso: gli scambi non sono rari.
Ho rifatto la domanda. Il solito cosa? Ho chiesto. Mio padre ha scosso la testa perplesso come dire non saprei e ha aggiunto: ma perché ti interessa sta roba?”
Da qui il genovese-berlinese ha tratto lo spunto per la proposta fatta a quelli della mailing list. Vi dispiace, gli ha chiesto, fare la stessa domanda la prima volta che tornerete a casa?
Così è avvenuto. Volete sapere come è andata? Esilarante: la perfetta fotocopia. E poi dicono dei giovani…
(Manlio Calegari)