Corteo – Se a prendersi la città sono le parole
La “sinistra antagonista, massimalista e radicale” si è presa Genova per tutta la giornata di sabato 17 novembre. Ha iniziato al mattino con una manifestazione di studenti. Praticamente un piccolo gruppo di puffi rumoroso che, per le strade del centro, chiedeva una scuola migliore. Ed ha continuato il pomeriggio, la “sinistra anarco-insurrezionalista”, appropriandosi di una fetta della strada a mare e della piazza principale della città.
In corteo si potevano riconoscere le menti più lucide del movimento estremista come funzionari di enti pubblici, sindacalisti, direttori di scuola, pensionati, dirigenti di società private, impiegati, operai, insegnanti, precari, avvocati, nonni, bambini, ed una quantità immensa di giovani – capelli rasta, bandiere della pace e dei pirati – provenienti da tutta Italia. A capeggiarli un prete.
Genova era bellissima. Tersa. Luminosa. Fredda. Alle finestre di via Gramsci le comunità dei molti paesi lontani che la abitano da anni. Salendo verso Carignano ancora finestre e facce, balconi e corpi ad assistere impauriti ad una manifestazione di pace che la città doveva a se stessa dal G8 e per dare a parole come verità e giustizia il senso che spetta loro. Ecco, le parole erano chiare negli occhi di ognuno e strette senza distinguo. Trasparenti. Perfette.
Sei anni che le parole tornano in piazza per rivendicare se stesse e fanno paura. Sabato nessuno le ha attaccate.
(Giulia Parodi)