Porto/2 – Un tecnico da Bruxelles sotto la Lanterna?

Un tecnico. In linguaggio aziendale il ruolo rappresenta esperienza, conoscenza, “saper fare”. E’ una figura importante perché conosce linguaggi e settore, ha frequentato le maestranze, ed ha le competenze per risolvere i problemi. Non è detto che abbia abilità politica, ma quando la situazione è grave questo non è un dato rilevante poiché le sue capacità superano di gran lunga questa pecca, per il semplice fatto che “il tecnico” sa di cosa parla. Al tecnico si ricorre quando la situazione è disperata. Normalmente accade durante le privatizzazioni, in situazioni al collasso o laddove gli appetiti in campo sono tali che solo una figura esterna, di esperienza comprovata, può farvi fronte. Nell’immaginario collettivo il tecnico è una figura spietata, senza remore, chiamata da un luogo lontano capace di valutare con distacco, senza contaminazioni, il quadro esistente. Il cinema ci offre numerosi esempi, sono personaggi soli, samurai, capitani coraggiosi, sceriffi.


“Scatta la gara per la presidenza” è il titolo di un articolo a firma Giorgio Carozzi e Francesco Ferrari sul Secolo XIX il 3 novembre 2007. La bramata poltrona è quella dell’autorità portuale, vacante a breve termine perché, è assodato, Giovanni Novi ha fatto il suo corso e, dato il clima, si è chiamato fuori dalla corsa alle candidature. Le ragioni di questa mancata rinomina e l’analisi dei fatti non sono area di riflessione politica. L’articolo del Secolo XIX è un contributo prezioso perché disegna un rituale collaudato che ricorda certe forme di arti marziali alle quali ad un gesto ne segue un altro senza riprodurne però la stessa armonia. I nomi “in prima fila” sarebbero quelli di Roberta Pinotti, in “quota rosa”, Mario Margini, Graziano Mazzarello e Luigi Merlo. A seguire Bruno Musso. Nell’articolo viene segnalata anche una probabile candidatura di Giuseppe Pericu, che smentisce su Lavoro-Repubblica dell’11 novembre di essere disponibile per l’incarico perché più attratto, per competenza ed esperienza, al posto di consigliere nella Corte Costituzionale. Roberta Pinotti è, sulla carta, già molto occupata come presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati e nel gotha del neonato PD. In coda arrivano altri nomi di avvocati e city managers.

La presidenza del porto di Genova appare, così descritta, come quello che è nelle sue segrete stanze, un luogo di potere, dove il potere non può produrre alcunché, intento com’è a farsi occupare da altri poteri attigui. Che eserciteranno il loro potere.

Quale sorpresa se si cercasse a Rotterdam o a Bruxelles una persona capace.
(Giulia Parodi)