Espulsioni – A dispetto degli ariani siamo in Europa
Non è una vocazione, ma spesso una necessità professionale per chi fa il giornalista quella di incalzare, anziché compiacere l’intervistato, insomma fare il rompiscatole per poter cavare qualche straccetto di verità dal buco del dico e non dico. L’ultimo esempio è venuto da “la 7”, Gad Lerner alle prese con Franco Frattini, vicecommissario europeo, disposto a parlar di tutto meno che rispondere alla domanda centrale: l’UE consente o no le espulsioni di massa dei romeni che sono invocate a gran voce dall’Italia reazionaria capeggiata da Bossi-Fini-Cavaliere?
Quando già il conduttore malcelava il suo bollore interno dietro la doverosa maschera di cortesia del padrone di casa, l’ospite in collegamento, a sua volta innervosito perché messo alle corde, alla fine ha ceduto, ammettendo il vero: l’Europa le vieta, le espulsioni di massa non sono ammissibili nel sistema democratico attuale (altri sono i provvedimenti mirati, motivati). E come mai il vicecommissario, dall’alto della sua carica, non richiamò tale principio subito, zittendo i suoi scalmanati amici di partito? Sempre più in imbarazzo, Fratini si è difeso attaccando: “Che ci posso fare io -ha detto in sostanza- se i media titolano solo sulle espulsioni e ignorano del tutto i programmi UE per l’integrazione?”
Reticenze a parte (efficace sarebbe suonata una tempestiva precisazione del vicecommissario sui contenuti della normativa europea, quando la xenofobia montava), la sua replica ha toccato certamente un tasto stonato: non diversamente si può definire il contributo dell’informazione stampata ed elettronica all’assordante concerto razzista levatosi dopo l’orrendo omicidio di Tor di Quinto a Roma. Giornali e telegiornali hanno soffiato non poco sul fuoco della giusta indignazione, preferendo rimestare nelle viscere invece di sollecitare la ragione. Col risultato di colpevolizzare un’intera popolazione, una razza “inferiore”, come insegnavano ai tempi degli ariani…
La miglior risposta a certe scellerate teorie riemerse dalle fognature della storia, viene da una ragazzina cui dobbiamo essere grati per lucidità e umanità: suo padre, romeno, osò rifiutarsi di lavorare in nero e fu massacrato da un impresario nostro connazionale. La figlia allora sedicenne -nella lettera che riportiamo- assicura di non pensare assolutamente che tutti gli italiani ammazzano e bruciano i romeni. Una lezione salutare.
(Camillo Arcuri)