Minori marocchini/2 – Con sforzo ma superata la paura delle famiglie
La parte di storia non detta nel libro “Un futuro credibile” può essere ricostruita attraverso le carte dell’archivio del Forum Antirazzista, in fase di sistemazione presso il Centro Ligure di Storia Sociale. Il punto di partenza è il 1999 quando l’Ufficio immigrati della Cgil iniziò ad affrontare il problema della regolarizzazione di un certo numero di minori, circa 100, prevalentemente marocchini, entrati clandestinamente e che i familiari (padri o zii) regolarmente soggiornanti volevano regolarizzare.
La legge prevedeva la concessione di un permesso di soggiorno “per minore età”, a meno che i minori non risultassero in stato di abbandono. Si innescò una situazione di stallo: la Questura né concedeva i permessi, né emetteva rifiuti formali, e rinviava ogni caso senza eccezione al Tribunale dei minori per l’accertamento dell’eventuale stato di abbandono. I padri o gli zii convocati, regolarmente, non si presentavano agli appuntamenti. Questa assenza veniva interpretata come segno di uno stato di abbandono del minore, il Tribunale trasmetteva una relazione in proposito alla Questura, e a questo punto tutto si fermava, con la sola conseguenza oggettiva che i ragazzi continuavano a vivere in una situazione di invisibilità e di assenza di diritti.
La prima azione che innescò l’uscita dallo stallo fu la decisone dell’Ufficio immigrati della Cgil di concedere la propria assistenza ai padri dei ragazzi solo a condizione che i minori fossero iscritti a scuola. Ciò determinò un’impennata delle iscrizioni scolastiche di minori marocchini, particolarmente alla Scuola Baliano. Successivamente il Forum Antirazzista interpellò tutti i soggetti istituzionali interessati (Questura, Tribunale dei minori, Comune di Genova, Provveditorato agli studi) col duplice obiettivo di ottenere per i ragazzi la concessione del permesso di soggiorno per minore età, e di favorirne l’inserimento scolastico.
L’obiettivo fu raggiunto nel marzo del 2000, quando il Forum ottenne un incontro interistituzionale che stabilì l’obbligo, per la Questura, di rilasciare i permessi di soggiorno. Contemporaneamente partì una collaborazione tra il Tribunale dei minori e il Forum antirazzista che si impegnò in un’azione di mediazione che inducesse i padri a presentarsi agli incontri, assistendoli durante il colloquio. Si ottenne infine la creazione di un tavolo tecnico con la Direzione scolastica regionale, il Comune, e la Provincia per sostenere la frequenza scolastica dei ragazzi, la loro formazione, la possibilità di trovare lavoro.
Le discussioni che intercorsero allora tra i rappresentanti del Forum e i rappresentanti istituzionali su come ci si dovesse rapportare al fenomeno del lavoro minorile, su come andasse interpretato ed affrontato il sistematico rifiuto degli adulti a presentarsi alle convocazioni del tribunale, sul fatto che quei ragazzi si trovassero o meno in stato di abbandono, furono a volte molto dure, ma utili.
(Paola Pierantoni)