Medaglie al merito – No parking, sì parchi

Un po’ di riconoscenza – almeno fino a prova contraria – Genova civile la deve alla giunta Vincenzi che ha accettato di riaprire la pratica dell’Acquasola. “Siamo contro i parcheggi a scorrimento -ha detto il sindaco- perché non alleggeriscono ma aumentano il traffico in città. Per questo siamo disponibili a bloccare il Park dell’Acquasola”. Riaprire una pratica già decisa dalla mitica giunta Pericu non è cosa da poco. Buona parte dell’apparato politico e amministrativo che a suo tempo sostenne la decisione è ancora lì e ben piantato.


Genova civile deve anche riconoscenza – ma in questo caso molta, moltissima – al piccolo gruppo di associazioni e di cittadini capeggiati da Lega ambiente che, dall’ottobre 2004, quando è esplosa la questione del Park, ha criticato, manifestato, promosso incontri, urlato la vergogna che veniva perpetrata sotto il naso di tutti: un giardino storico scempiato e fuori uso per anni in nome del dio denaro. Tre anni, dal 2004 al 2007, durante i quali la vicenda Acquasola è apparsa emblematica dell’intreccio che a Genova lega il mondo degli affari a quello della politica, ai tecnici e agli organi di stampa.
Qualcuno ricorda il titolo di Repubblica-Lavoro del 7 agosto “Park e verde così rinasce Acquasola”? Era semplicemente l’eco della delibera di giunta 6 agosto 2004 che prevedeva di costruirci 500 posti auto; 6.000 mq sul lato Carignano, 3 piani di cemento interrato. Il parcheggio era il modo scelto dall’amministrazione per “riqualificare” il parco preda del “degrado”. Parola d’ordine fare in fretta. In testa al gruppo l’assessore al traffico Merella: “cantieri subito aperti per non perdere i finanziamenti”. Anche il sindaco Pericu, sia pure con espressioni dolenti, si era detto d’accordo. Per i parchi come per molte altre cose non ci sono soldi, aveva spiegato; il parcheggio era una necessità. Schierato anche il consiglio comunale che, il 28 settembre ’04, aveva approvato il progetto definitivo del parcheggio interrato in spianata Acquasola. Pare che ad alcuni consiglieri dubbiosi fosse stato detto che si trattava d’ un “atto dovuto”, e che a votare contro c’era il rischio di rimetterci di tasca propria.
E la Sovrintendenza? E le infinite commissioni (giardini, verde, ambiente, cultura…)? D’accordo, si capisce. E i servizi? Quelli avevano cominciato da parecchio a lasciare andare il giardino a schifo: zero pulizia, zero manutenzione; il “degrado” pilotato.
Contro una macchina da guerra così potente solo il gruppo sparuto dei comitati, pochi cittadini convinti della difesa di un bene comune. Hanno insistito, chiesto, manifestato, imposto commissioni di verifica e ogni volta che venivano sconfitti hanno ripreso la lotta. Hanno imposto il blocco dei lavori, svelato le malizie, ignorato le rassicurazioni con cui si è cercato di mandarli a casa. Hanno imposto alla città la loro presenza fisica, sgradevole, irriducibile. Tre anni di lotta e lo scontro è ancora in corso.
Genova democratica, Genova civile dovrebbe valutare se istituire per loro una decorazione speciale; qualcosa come l’ordine dell’Acquasola. Magari un piccolo alberello, ricordo e omaggio d’una lunga democratica guerra.
(Manlio Calegari)