Sicurezza – L’allarme baby gang diventa routine?
Epicentro di un nuovo “allarme sicurezza”, Sampierdarena si conquista giornalmente un posto nella stampa cittadina. “Rapinano un pensionato, rischiano il linciaggio” (Repubblica- Lavoro 7 ottobre 2007); “Sicurezza, più vigili in strada e tolleranza zero con i locali” (Secolo XIX, 10 ottobre); “Sampierdarena un altro scippatore preso dai cittadini” (Secolo XIX, 11 ottobre); una serie di furti, seguiti dalla reazione della popolazione, hanno occupato pagine di cronaca, mentre è titolato “Le metropoli stanno meglio, ma occhio alle baby gang” il commento di un criminologo alle difficoltà di inserimento degli adolescenti stranieri.
Il nuovo “allarme sicurezza” sigla il ritorno di una terminologia provvisoriamente dismessa, parole come “baby gang” e “latinos”. Vale la pena scorrere la cronaca degli ultimi anni, per rilevarne le oscillazioni.
Era l’agosto 2004 quando la morte di Gaetano Marino, aggredito da rapinatori nel centro storico, fece esplodere l'”emergenza baby gang”: “Gaetano Marino muore, prima vittima della sicurezza perduta nel centro storico, da tempo teatro delle scorribande delle gang sudamericane” (Secolo XIX, 31 agosto 2004). La lega Nord chiese le ronde e il Secolo XIX titolò “Troppa violenza, andiamo via, Genovesi in fuga dal Centro storico”(3 settmbre 2004), mentre Repubblica-Lavoro sposava una tesi meno allarmista: “Gli stranieri? Sempre di più ma i reati non aumentano” (3 settembre 2004). Il risultato dell'”emergenza criminalità” 2004 fu la stesura di un contratto di sicurezza tra Comune e Prefettura.
La cronaca sulle gang continua, tra un’emergenza e l’altra, finché un altro fatto accende i riflettori sulla sicurezza cittadina: la morte di Luciana Biggi, in via S. Bernardo, con il maggior sospettato Luca Delfino che accusa un gruppo di marocchini. I giornali pubblicano nei giorni successivi (era il maggio 2006) notizia di varie aggressioni (rivelatesi talvolta false) ad opera della microcriminalità straniera. Tornò la psicosi tra i residenti nel centro storico (“Una colletta per difendersi, nei caruggi voglia di vigilantes”, Repubblica-Lavoro 3 maggio 2006).
Sempre nel maggio 2006, grandi operazioni sulle “baby-gang” portarono a numerosi arresti e rimpatri (“La grande retata delle baby gang, sessantuno arresti, decapitati i vertici delle bande ecuadoriane”, Secolo XIX, maggio 2006), in stretta opposizione ad un evento che avrebbe avuto riflessi importanti. Nel giugno 2006 vi fu infatti un incontro tra esponenti delle bande giovanili cittadine, per uscire allo scoperto e firmare una sorta di pace, chiedendo però di non essere più demonizzati e identificati con la criminalità. Non più baby gang o pandillas, quindi, ma organizzazioni di strada. L’incontro, voluto in primo luogo dalla Facoltà di Sociologia, ricalcava il modello con cui Barcellona aveva affrontato, con buoni risultati, la situazione di allarme creata dalla presenza di bande giovanili.
L’evento, di grande risonanza mediatica, è stato assorbito dalla stampa, che per più di un anno ha evitato il termine “baby gang”. Tregua interrotta da questo nuovo “allarme sicurezza”, seguito dal “pacchetto sicurezza” e dalla proposta di ronde, che si ripropongono sistematicamente, questa volta per Sampierdarena (vedi Oli 159). Tra sicurezza reale e sicurezza percepita, fiumi di carta stampata.
(Eleana Marullo)