Polveroni – Per i cervelli all’estero strada senza ritorno

Un articolo di Francesco Margiocco, con abbrivio in prima pagina sul Secolo XIX del 29/9/07 (nonché rincaro della dose l’indomani) sul rientro dei cervelli negli atenei italiani, brilla singolarmente per sensazionalistica disinformazione. Secondo il cronista, Cristina Rognoni, recentemente nominata professore associato in civiltà bizantina all’Università di Palermo, avrebbe usufruito della legge che permette il rientro in patria dei ricercatori idonei dottoratisi all’estero, millantando, né più né meno, un posto di “maître de conférences” all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Cristina Rognoni, si legge, non solo avrebbe mentito al riguardo, ma addirittura non godrebbe di nessuna qualifica per poter ambire a un posto equipollente in Italia. L’idoneità francese non sarebbe altro, infatti, che una semplice formalità consistente nell’iscriversi ad una fantomatica “lista di qualificazione” alla quale tutti, dottorato in mano, s i concede…, avrebbero accesso.


Se l’articolista, anziché ricostruire meticolosamente il curriculum vitae del padre dell’interessata (l’ex-ministro Virginio Rognoni) avesse letto attentamente quello della ricercatrice (che chiunque può esaminare sul net) avrebbe appreso non solo che di tale millanteria non c’è traccia, ma che Cristina Rognoni è una ricercatrice apprezzata che ha pubblicato in Francia una parte del suo dottorato di 900 pagine discusso all’École des Hautes Études. Ben più grave, l’idoneità francese, lungi dal costituire, come si insinua, una semplice formalità, è un regolare concorso nazionale di qualificazione per titoli, dove viene scartato regolarmente un altissimo numero di concorrenti, selezionando coloro che possono accedere all’equivalente francese dell'”associazione”. Logico quindi equipararlo all’idoneità in vigore in altri paesi, il cui conseguimento è la condizione legale per far scattare la procedura di rientro. Va ricordato peraltro che Cristina Rognoni il posto all’universi tà stava già per conseguirlo in Francia, dove, dopo un’accurata audizione, era stata classificata a due riprese terza e quinta proprio in un concorso per “maître de conférences”. Si tratta di un risultato più che lusinghiero per una candidata straniera sottoposta alla concorrenza spietata degli “autoctoni”, tanto più che tale graduatoria dà accesso direttamente alla nomina, qualora (caso frequente) i candidati meglio piazzati vengano assunti altrove.
Allora cosa resta di tanto polverone? Niente, tranne il dubbio lancinante che per i cervelli all’estero la strada sia proprio senza ritorno.
(Achab)