Pubblicità/1 – Quando la memoria è solo un mezzo

Il bambino è quello di “Nuovo cinema paradiso”. Ha la faccia abbronzata dei bimbi che giocavano all’aria aperta, quelli dei film neorealisti, il sorriso stupito e largo di chi attendeva il cinema a lungo. E’ il bambino dei dolci lesinati, dello stesso cappotto tutto l’anno. Della miseria. E’ un bambino italiano di cinquant’anni fa. Se Pasolini fosse vivo ci descriverebbe la sua scomparsa con precisione e amarezza, aggiungendo però che di bimbi così ce ne sono adesso nelle molte comunità straniere che popolano le nostre metropoli. Anche se non parlano i nostri dialetti. Chi viene dopo – nell’ordine sparso concesso dal ricordo – è Papa Woytila, con bambina piangente in braccio, il Presidente Napolitano, la strage di piazza Fontana, funerali di stato, manifestazioni operaie, manifestazioni femministe degli anni Settanta, vittorie sportive, Federico Fellini, Mariangela Melato, Arturo Toscanini, Umberto Veronesi e note immagini di Giovanni Falcone e Paol o Borsellino, incluse quelle della strage di Capaci. In internet sono disponibili altre versioni.


“La vita è un insieme di luoghi e persone che scrivono il tempo. Il nostro tempo” così inizia lo spot, per concludere alla fine: “La nuova Fiat. Appartiene a tutti noi”.
No. Non si tratta di una pubblicità progresso. Si tratta invece della svendita dei nostri ricordi più cari, e delle stragi impunite, della memoria del nostro paese. E’ un’operazione bieca, sinistra, dissennata perché abbassa il nostro passato utilizzandolo come mezzo per vendere un mezzo. E nel momento esatto in cui i ricordi di ognuno affiorano, unendo, così come dovrebbe essere, storia individuale e storia collettiva, lo spot inserisce il suo modello, non di persona, non di paese, ma di auto: la nuova cinquecento.
Siamo a questo punto. Le Fiat accartocciate della strage di Capaci per vendere un’altra Fiat.
“Io ne ho viste cose che vuoi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione… e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser… e tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia.”
Ma questo è “Blade Runner”. E mi sembra lo stesso film.
(Giulia Parodi)