Ilva/2 – Oplà: ed ecco spariti i soldi per la bonifica
Ci sono notizie che ti fanno credere di non essere mai partito per le vacanze. La garanzia per i 300 e forse più dipendenti Ilva “fuori quota” di conservare un lavoro non era ormai acquisita da tempo? Già alla fine del 2003 la loro sistemazione veniva data per risolta. Così ad esempio aveva chiaramente lasciato intendere Carbone, il presidente della Società per Cornigliano sin dal dicembre 2003 (Secolo del 14 XII ’03). Così era stato ripetuto tra il 12 e 14 luglio scorso quando, dopo l’esplosione (6 luglio) del crogiolo del forno, con ferimento di 8 operai e serio rischio di strage, tutti gli attori della trattativa avevano siglato due importanti documenti, dove si diceva che i famosi 300 dipendenti sarebbero stati assunti dalla “Società per Cornigliano” appena il governo avesse assicurato la copertura economica dell’operazione.
L’unica incertezza riguardava il numero dei dipendenti Ilva interessati all’operazione. Trecento? Trecenticinquanta? Incertezze anche sui soldi necessari per “sistemare la questione? 55milioni di € diceva qualcuno. Altri correggevano 65, altri ancora parlavano di 70-80 milioni. Il governo -era Letta a rassicurare Biasotti (giornali del 20 luglio)- ce ne avrebbe messo 55. Lo stesso Letta annunciava che i decreti sulla sdemanializzazione erano pronti: entro il 31 luglio le aree sarebbero state divise tra Riva e la Regione. La Regione, entro il 30 settembre, le avrebbe affidate alla Società per Cornigliano (Regione e Governo 55%, Comune e Provincia 45%, presidente Carbone).
A fine luglio la stampa dava l’accordo per concluso. Stava per cominciare una “era nuova”. Solitario, fuori del coro, solo Repetto, il presidente della Provincia: prima di firmare, diceva, voglio vedere i soldi. Perché il governo, si domandava Repetto, invece di iscrivere la spesa dei 55 milioni nel DPEF, un documento di programmazione economica, non finanziava una legge che comprendesse un solo articolo: 5 milioni di € l’anno per 10 anni? In questo modo tutti avrebbero avuto la certezza della soluzione che lasciava sospesa la città. Parole ragionevoli che nell’entusiasmo generale apparivano eccedere in cautela.
Eppure lo stesso Carbone ammetteva (quotidiani 31 VII) che il destino di molti lavoratori, dopo i 5 anni occupati nella riconversione, restava incerto. Dubbi resi più palpabili dopo che nella ennesima riunione (6 agosto 2004) “definitiva” per sciogliere i nodi si scopriva che dei 55 milioni di € promessi da Letta necessari a rendere esecutivo l’accordo, non c’era ancora traccia. La riunione era appena finita quando Letta annunciava trionfalmente che i 55 milioni erano appena stati inseriti nella Finanziaria.
Generale sospiro di sollievo e appuntamento per l’8 settembre quando il consiglio di amministrazione della Società per Cornigliano avrebbe varato l’accordo “veramente definitivo”. Ma l’8 settembre ancora una volta l’accordo “definitivo-definitivo” è saltato. “La partita è di nuovo aperta” titolano i quotidiani. Molto aperta: specialmente dopo che si è scoperto (quotidiani 2 ottobre ’04) che dei 55 milioni di € necessari alla riconversione nella Finanziaria presentata due giorni prima dal governo non c’è alcuna traccia. E ora?
(Manlio Calegari)