Suq – Mercatini in fotocopia tra finzione e realtà

Sulla prima pagina di Repubblica-Lavoro di lunedì 18 giugno, in un breve articolo con fotografia intitolato “Al porto antico la guerra dei suq” si poteva leggere che “mentre al Suq (nda, con la maiuscola) ufficiale i visitatori passavano da uno spettacolo a un piatto etnico, a una lettura di poesia, poco distante andava in scena il suq (senza maiuscola) contraffatto con decine di venditori di merce di dubbia provenienza disposta sul selciato o su un telo”..

Meno male però, ci rassicura l’articolo, che tutto ciò “non ha turbato le ultime ore di successo del vero Suq” (nuovamente con la maiuscola).


Quello che colpisce in questo strano confronto tra presunto originale e presunta copia è che in questa seconda categoria sia finito il mercato povero e probabilmente irregolare, ma di certo autentico, in quanto spontaneo, non finanziato, prosaico e forse disperato modo per sbarcarsi il lunario da parte di un buon numero di concretissime persone; mentre lo status di autenticità viene accordato alla simulazione (dichiarata) di suq arabo che va in scena ogni anno sotto la tenda dell’Expò.

I mercati degli immigrati a Genova hanno una storia. La prima esperienza fu fatta nel 1996, su iniziativa del “Forum Antirazzista”, che concordò col comune la possibilità, una volta al mese, di far svolgere un mercato regolare di venditori immigrati in varie piazze della città, con regolare pagamento di tassa di occupazione suolo e licenze temporanee che valevano per quel giorno. Erano tempi in cui di lavoratori immigrati con licenza di vendita praticamente non ce ne erano, e “I mercatini delle merci artigianali ed esotiche” furono una azione di rottura che accelerò nella nostra città il processo di graduale regolarizzazione dei venditori immigrati.

Anche il Suq, al suo esordio dieci anni fa, aveva questa impronta e questa valenza. Ma dieci anni, in tema di immigrazione, valgono un secolo. Ora vedo il rischio di una cristallizzazione nell’esotismo della finzione. Bella sarebbe invece una azione di sostegno alla qualificazione del tessuto commerciale immigrato, quello di tutti i giorni, perché il vero suq delle nostre strade del centro non si fossilizzi negli interstizi minimali di generi ripetitivi e di scarsa qualità.
(Paola Pierantoni)