Clandestini – La prosa bastarda dei sans papier
“In pasticerie di Lepanto sono uova di pasqua grandi con tule rosa, azuro, tuti colori, in bar, alimentari e fermata metro e poi uova picole di ciocolata quale costa come una giornata a fare pulizie, baby sitter o in cucina Lo Spiedo come mia cugina Dorina picolina quale pulisce verdure e pela patate poi mete divisa rosa con fioco dietro e serve a tavola seria e non parla, senza prattica, senza permeso, a paura, è clandestina, vuole fare atrice”.
“Senza Permesso. Avventure di una badante rumena” è la cronistoria della vita di una “clandestina” che ha la sventura di rimanere senza passaporto, alle soglie dell’ingresso della Romania in Europa. A scriverlo è un italiana, Cetta Petrollo (che dirige la Biblioteca Alessandrina dell’Università La Sapienza di Roma ed è poetessa e autrice), non potrebbe essere diversamente. Solo raccontando vicende di cui si è testimoni e non doloranti protagonisti, è possibile quel distacco che rende questa storia tenera e ironica, a volte lunare e paradossale. E solo un italiana con l’amore per la poesia sarebbe stata in grado prendere la propria lingua e stravolgerla per disegnare senza pudore né riverenza il vero protagonista della storia: un italiano bastardo, meticcio e transitorio, che cambia e si fa più fluido col trascorrere dei mesi, che calca forme dialettali e modalità espressive di chi parla. Una delle infinite lingue possibili dalla commistione delle lingue d’origine, tenendo conto del livello d’integrazione, con le interferenze dialettali, con la necessità di esprimersi in un determinato campo piuttosto che un altro, con l’apporto individuale
L’italiano bastardo che disegna le vicende di Silvia, la badante rumena, non ha chiaroscuri, perché, non potendoli esprimere, non esistono, non conosce il lessico astratto se non in rumeno, ma riesce a toccare temi come la condizione della donna, il precariato, il contrasto tra la tradizione e la modernità, con il taglio vivo di parole concrete espresse da uno sguardo spaesato e spaesante.
“Quela volta per andare a scuola quando Alfonsina è giovane tu porti la legna alla maestra e se non hai legna niente scuola e cossì molti baieti non vanno a scuola ma molte maestre vanno per paesi a prendere bambini e danno qualc’osa per legna. Perch’è? Perch’è come comunism rumeno dice Ettore sciendendo di scala, hanno illusione, quale anche addeso alcuni ma sempre meno,perchè illusione è di giovani e qui sono tutti vechi tranne rumeni, ucraini, bulgari, filippini, tunisini polacchi e anche quelli di srilanka quali siete giovani ma non avete illusioni. Opure qualche giovane c’è ma fa centralinista, cocco, guida turistica e non ha illusione” (Cetta Petrollo, “Senza Permesso. Avventure di una badante rumena”, Stampa Alternativa, 2007, 116 pagine, euro 10).
(Eleana Marullo)