Porto/1 – Pelle dell’orso in vendita? Otto mesi di tempo
Repubblica del 7 giugno 2007; titolo a tutta pagina: “Scacco al porto in sei mosse: la mappa che fa tremare i moli.” Le sei “mosse”, riassunte in altrettanti quadrucci posti a centro pagina, sono quelle che da mesi preparano lo scacco di Novi, il presidente dell’Autorità portuale. Sono: la protesta dei dipendenti; il gelo in Comitato; le opere bloccate; la battaglia dei ricorsi; l’avversione del Waterfront. Infine, ultima tegola, l’aeroporto.
Nella parte bassa della stessa pagina, in una intervista, il presidente della Camera di commercio, ci aggiunge del suo.
Pagina di cronaca? Piuttosto di politica: si sostiene infatti che l’attuale presidente della Autorità portuale non è riuscito sino ad oggi ad affrontare nessuno dei problemi vitali del porto. E siccome è difficile immaginare che ci riesca nei prossimi 8 mesi, quando scadrà il suo mandato, l’articolo è apparso come l’inizio della campagna elettorale per il rinnovo della carica.
A Novi però, quel presentare la sua gestione come un elenco di “sconfitte” non deve essere andato giù. Se davvero volete far capire qualcosa – deve essere stata la sua reazione – lasciamo da parte questi giochini e venite da me a sentire l’altra campana.
L’ha suonata su Repubblica 10 giugno 2007 con una intervista scoppiettante. In porto non c’è uno scontro di personalità ma di interessi. In porto si fanno soldi, molti soldi. Anche il porto che non cresce permette di far soldi. Da presidente ho cercato di cancellare privilegi ingiustificati, rivelato situazioni parassitarie: canoni irrisoriamente bassi, concessionari che possono vendere quote delle società che gestiscono gli spazi e incassare le plusvalenze, lavori sui moli a prezzi non congrui. Ma così facendo ho toccato il portafoglio di molta gente. E’ questo mio modo di agire che non mi è stato perdonato. Da chi? Ma proprio dalla lobby composta da alcuni membri del Comitato che preferivano che le cose andassero alla vecchia maniera, una prassi che godeva della solidarietà di alcuni dirigenti legati non a caso al segretario generale che io ha fatto rimuovere. Ecco perché, ha detto Novi, non intendo andarmene a casa. Anzi: sono pronto per un secondo mandato.
Un messaggio diretto prima di tutto ai suoi referenti istituzionali, Regione, Comune e Provincia, che sino ad oggi lo hanno sostenuto a denti stretti ma che si sono ben guardati dal prendere posizione sugli scontri avvenuti in Comitato negli ultimi mesi. Perché Novi, se da una parte denuncia criticità reali, dall’altra crea problemi. Per giunta i riferimenti alla gestione passata coinvolgono il suo predecessore, un DS doc, attualmente presidente delle Autorità portuali europee. Insomma: è vissuto come un rompi palle; una buona ragione per mandarlo a casa a fine mandato. Inutile – devono aver pensato i suoi cauti sostenitori – bruciarsi relazioni politiche utili magari ad eleggere il suo successore. E hanno deciso di stare zitti.
(Manlio Calegari)