Emergenza – Aeroporto: un futuro in mezzo al mare?
Emergenza aeroporto. Secondo Repubblica (14 e 15 giugno 2007), il Cristoforo Colombo sarebbe in grave sofferenza. Ci sarebbe un piano che il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi sta predisponendo che declasserebbe l’aeroporto. Il suo destino (nazionale, regionale o locale) sarebbe segnato perché dipenderebbe dal traffico annuale di passeggeri. Per restare nazionale (ma non era “internazionale”?) il Colombo dovrebbe avere un traffico al di sopra del milione di passeggeri e, quindi, “Genova, che attorno a quella cifra veleggia da una decina d’anni, deve accelerare mettendo a punto un’accorta politica di marketing che le consenta finalmente di radicare al “Colombo” nuovi vettori”.
“L’accorta politica di marketing” era stata già tracciata dal nuovo Cda dell’aeroporto nominato, come riporta il Secolo XIX del 1° giugno, con una scelta definita da Marta Vincenzi “formalmente corretta, ma politicamente discutibile” perché fatta a urne aperte, con il sindaco ancora da insediarsi. Il nuovo presidente dell’aeroporto, Marco Arato ha spiegato che per salvare l’aeroporto occorre “un impegno corale di tutte le istituzioni” sul modello di quanto è stato fatto per l’aeroporto di Torino, dove gli enti pubblici sosterranno l’arrivo di nuove compagnie low cost con venti milioni di contributi” (che andrebbero, si intende, alle stesse compagnie) (Repubblica, 6 giugno). In questo momento – ha detto Arato sul Secolo XIX dello stesso giorno – sono in corso contatti con la Regione Liguria che spero diano buoni frutti.
Ma quello del Colombo, sempre secondo Repubblica, non è solo un problema di numeri, di traffico. E’ anche un problema di sicurezza. Per quanto riguarda l’area aeroportuale e la lunghezza della pista il confronto con i principali scali italiani sarebbe a dir poco impietoso. Altro punto dolente “è dettato della sua collocazione a ridosso della città e delle banchine portuali… Si può e si deve operare rispettando rigidissime norme, come quella del cono aereo, che condiziona l’altezza delle gru portuali e limita l’operatività del porto. Problema analogo per il porto petroli: quando è in fase di atterraggio un aereo, è bloccato il movimento delle petroliere”.
Secondo Repubblica per superare la “criticità” del Colombo bisogna decidere subito. O adeguare la pista dell’aeroporto (ma date le premesse, sembra improbabile) o attuare il trasferimento dell’aeroporto in mare nel modo previsto dal progetto di Renzo Piano.
Secondo altre fonti “la pista di Genova non ha mai avuto problemi di operatività con nessun aeromobile, per decenni” (vedi per esempio il forum che su questo tema si è aperto su www.aviazionecivile.it).
Domande. Possibile che la “criticità” sia emersa improvvisamente, all’insaputa di tutti? Altrimenti, come ha potuto l’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile) consegnare nel maggio 2005 alla società di gestione dell’aeroporto un’attestazione che certifica la conformità dell’aeroporto di Genova al “Regolamento per la costruzione e l’esercizio degli aeroporti”?
Un’altra domanda da fare a proposito di Aeroporto Spa è quella posta da Giorgio Carozzi sul Secolo XIX del 5 giugno: “Come si può pensare di arricchire capitale e business di un’azienda mostrandone solo crepe, anomalie e miseria commerciale?” Adesso tocca all’ex-sindaco Pericu, ora nel Cda dell’aeroporto, valutare la fattibilità tecnica ed economica del trasferimento dell’aeroporto a mare previsto nel progettato di Renzo Piano (si parla di un costo di cinque miliardi di euro).
(Oscar Itzcovich)