Tango – Un ballo che si regala agli altri

Dal 1° al 3 giugno Genova ha ospitato a Palazzo Ducale l’ottava edizione del Festival di Tango argentino: spettacoli di danza e concerti, un maxischermo che permetteva a tutti di ammirare le star, percorsi enogastronomici, talk show, scuola di danza. Il tango si è diffuso tra i giovani che ballano la musica dei “Narcotango”, fa tendenza, è di moda. Il tango si sclerotizza nel presente se dimentica la sua storia.


Dietro il maxischermo si nasconde il mistero di un nome con radici sconosciute, forse latine, arabe, andaluse, cubane. Il ritmo nero mescolato alla melodia dei sobborghi della metropoli. E’ la gioia rubata alla miseria, uno sberleffo alla realtà. La sua caratteristica prima è l’improvvisazione che nasce da una severa disciplina, cui segue il dialogo spontaneo e irripetibile tra la coppia, la totale libertà d’esecuzione in cui la donna risponde ai comandi dell’uomo. Si balla in poco spazio. Sto parlando del tango amato da Borges, del tango che ho visto ballare da Andrea Cagnolari, uno dei primi ballerini di tango argentino a Genova. Lui non insegna in una scuola e balla quando ne ha voglia. Ho avuto la fortuna di conoscerlo: gli piace la montagna e va a caccia. Ha talento ed è di una semplicità disarmante. Quando gli ho chiesto di danzare con la moglie Rosalba mi è piaciuto pensare che fosse per me, ma danzava per sé. Non c’è sipario nel tango. Il tango si regala agli alt ri, ma i movimenti dei ballerini sono legati ad emozioni incuranti degli altri. Per carità, va tutto bene, ma mi sembrava il caso di puntualizzare.
(Marcella Rossi)