Giornalisti – Il discutibile fascino del lavoro “a gratis”

Riceviamo:
Per i giornalisti di serie B, free lance e autonomi, non è previsto il contributo di maternità alle neo mamme. Ma ricordiamo che i giornalisti di serie B, free lance e autonomi, sono costretti a versare nelle casse dell’Inpgi un regolare contributo annuale a sostegno della maternità. Maternità di chi? Delle categorie professioniste, ovvio, di chi già gode dei diritti dei lavoratori, remunerati con stipendi, tredicesime e ferie, come è giusto che sia.


E’ vero che la categoria ha fatto 24 giorni di sciopero, ma per un contratto che non riguarda certamente i giornalisti di serie B. Non sono nemmeno citati. E i giornalisti di serie B, nei 24 giorni di sciopero dei “Capi” non hanno lavorato e non hanno guadagnato nemmeno quelle poche euro di compenso con cui sono retribuite le loro fatiche. La situazione dei giornalisti di serie B è vecchia come Noè e nessuno, sindacato in primis, si è mai preoccupato di far cambiare qualcosa. Adesso il giornalismo punta sui giovani, ince ntivando le buone pratiche dell’informazione nelle scuole. Non stupirebbe se si cominciassero a pubblicare i pezzi di giovani studenti, le loro inchiestine, per pura e meritoria gratificazione e devozione a questo affascinante mestiere, a gratis! Onore alla gloria!!! Da noi si dice “becchi e bastonati”.
(Angela)
L'”Inpgi”, la gestione separata della previdenza attribuisce alle mamme il contributo maternità per cinque mesi. Il contributo è calcolato sulla base del reddito denunciato con i versamenti e, ovviamente, vale se l’interessata è iscritta alla previdenza di settore (Inpg2). Iscrizione che è obbligatoria. Questa è la norma. Che poi si possa migliorare…
Per quanto concerne vertenza e sciopero, il giudizio di Angela non è ingeneroso, ma fuorviante: basta andare a leggere il sito della Fnsi, le posizioni, i documenti, le iniziative, anche le cause che il sindacato ha fatto, fa, a livello territoriale e nazionale. E’ fuorviante e ingeneroso parlare di sciopero dei capi: quali capi? Io capisco e certamente, come ho fatto in altre occasioni, non ho mai rigettato una critica al mittente. Mi spiace e questo sì, non accetto, la critica o il giudizio qualunquista che si fonda su dati oggettivamente falsi (giornalisti di serie B non citati eccetera). Diverso è il discorso se una persona, legittimamente, non “vede” (nel senso che non condivide) il sindacato. Venti anni fa era diverso, certo quella dei giornalisti era una corporazione. Adesso gli editori hanno scoperto con connivenze dell’Ordine nazionale, che si sta cercando di cambiare, la formazione e le scuole (spesso a costi mirabolanti) che sfornano stagisti e disoccupati che nelle redazioni editori e (questo sì) capi (ma non tutti per fortuna e non dappertutto) compiacenti usano “a gratis”, per sostituzioni eccetera. E spesso gli stagisti per sperare di avere una speranza di futuro, si adeguano. E nelle redazioni, nella battaglia difficilissima sul fronte, di comitati di redazione e di sindacato, nello stesso contratto che non c’è, cara Angela, il problema dell’accesso alla professione e dell’utilizzo di studenti nemmeno praticanti, stagisti e via dicendo è diventato uno scandalo di proporzioni nemmeno quantificabili con esattezza.
Cara Angela, la logica degli editori è tutti “cavalieri”, qualità a farsi fottere e mano libera. Altro che pezzi da pubblicare per mera gratificazione: delle due l’una, o cerchiamo di dare garanzie o dignità a tutti, oppure la vendita per i sacchi dei polli di Renzo (già consistente) avrà un’impennata che sconvolgerà …borsa e mercato.
Un caro saluto

(Marcello Zinola, segretario dell’Associazione Ligure dei Giornalisti)