Cara Marta – Cinque anni di casino indispensabili

Cara Marta, benvenuta. Certo, sarà indispensabile una gran dose di energia per mettere insieme i cinque anni di “casino” che hai promesso per il risveglio della città. Che sia un “baillame” creativo, fecondo di progetti, con “un’area vasta” nella quale lavorare ad una politica migliore. Più vicina alla gente. Non è di questo che si tratta? Della gente. Dei suoi personalismi, del diritto ad essere ascoltata, della mancanza di democrazia, di un senso di collettività che scricchiola, dei comitati, e perché no, delle mamme nelle scuole, degli asili che non bastano, dei nonni, degli immigrati. E di quei ragazzi indifferenti e di una generazione precari. E degli immigrati. Un corteo immenso che metaforicamente viene verso di te con questo groviglio, come un gomitolo annodato di richieste, aspettative, pretese. Faranno casino loro? E in che modo?


Urge compilare una lista di priorità: “sicurezza, infrastrutture, caldo” queste le emergenze dalle quali partirai. Come se quel “caldo” fosse la metafora di un clima politico rovente sul quale operare la necessaria prevenzione. Potevi partire dal mare. Il mare lercio e puzzolente, tragica cartolina delle nostre estati genovesi, ma ha fatto capolino l’anziano assediato dal sole. Emergenza. Come gli scippi, i furti, lo spaccio, la violenza, frutti maturi dell’indulto – dice Marco Travaglio – che ne ha rilasciati troppi di emarginati senza futuro. Futuro. Già. Parola intrigante utilizzata nei discorsi generosi di una politica che ne svilisce il senso. Par di vederlo il tuo sguardo diretto che cerca di dare concretezza alle promesse. Chi vorrebbe essere al tuo posto veramente oggi? Chi – sano di mente, con le migliori intenzioni – si prenderebbe questo “casino” sulle spalle? Molti però ti staranno accanto. Con i loro clan di appartenenza. No, non si tratta della “gente”, degli innocui che al massimo non vanno a votare. Si tratta di volti, cariche, poltrone. Degli incontri al vertice al quale fa così comodo non aver nulla che fare con la base. Triangolo senza lati questa città. Sempre in equilibrio silenzioso per non scontentare nessuno dei suoi poteri antichi. Sono loro, quelli che non ti volevano, con cui dovrai mediare. Ed è la tua antipatica ostinazione che ti ha fatto vincere. “Riso amaro” titolava un quotidiano queste elezioni. Una tua fotografia ne giustificava il senso. In effetti è un gran melodramma quello in cui ti sei cacciata. A te cambiarne il finale.
(Giulia Parodi)